
Un centinaio di ultras dell’Aek Atene ha aggredito i tifosi del Milan in metrò
Milano, 5 novembre 2017 - Stanno rientrando alla spicciolata da Atene. Dopo due giorni da incubo nella capitale ellenica. Stiamo parlando dei tifosi del Milan fermati dalla polizia greca dopo gli scontri di giovedì sera, prima del match di Europa League contro l’Aek Atene. Tutti rilasciati dopo 48 ore da incubo, visto che in aula non si è presentato nessun agente a formalizzare accuse circostanziate nei loro confronti. Tra loro anche una giovane avvocatessa, che ha rimediato una botta in testa e otto punti di sutura, e un fan rossonero di 72 anni, che verrà dimesso dall’ospedale soltanto dopodomani. Cos’è successo? Stiamo alla ricostruzione finora emersa dai racconti di chi c’era.
Sono quasi le 19, mancano due ore al fischio d’inizio. Un’ottantina di tifosi del Diavolo in trasferta, tra cui ultras della Sud e iscritti ai club organizzati, decidono di prendere la metropolitana per raggiungere lo stadio, piuttosto che seguire tutti gli altri sui mezzi pubblici di superficie. C’è un particolare: in metrò non c’è la scorta della polizia. I tifosi si infilano nei vagoni, l’atmosfera è festosa. A un tratto, però, succede qualcosa: alla fermata Pefkakia, il gruppo viene aggredito da una trentina di ultras dell’Aek Atene (poi diventati cento). Lancio di fumogeni. Poi parte la sassaiola. I fan rossoneri, colti alla sprovvista, cercano di ripararsi, ma alcuni non ci riescono e vengono colpiti dalle pietre. Passano parecchi minuti (una quarantina, sostiene chi era presente) prima che si materializzino gli agenti greci. Finita? No, perché, secondo il loro racconto, i tifosi milanisti le prendono pure dai poliziotti. Alcuni vengono fermati sul posto, altri quando arrivano in pronto soccorso per farsi medicare. Il giorno dopo, venerdì pomeriggio, la direttissima. E lì la sorpresa: non c’è nessun agente ad accusarli formalmente. Tutti rilasciati. Si torna a casa.
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