
È morto giovedì a 69 anni Loreno Tetti, uomo icona dell’antimafia. Aveva un furgone-negozio in via Celoria, a Città Studi, che gli consentiva di vivere vendendo panini e bibite e che fu incendiato per ritorsione, dopo che testimoniò al processo contro la cosca Flachi nel 2012.
Fu l’unico tra i paninari-vittime del clan ad avere questo coraggio, denunciando il "pizzo" che era un’estorsione da mille euro al mese. Non riuscì mai a ottenere un risarcimento a seguito del rogo ma non ha smesso mai di lottare contro la mafia, contro la prepotenza, impegnandosi a portare la sua testimonianza nelle scuole a fianco dei ragazzi dell’assocazione Libera. Ieri si sono svolti i suoi funerali nella chiesa di San Giovanni Bono in via San Vigilio, quartiere Barona: "Un uomo coraggioso, Milano non lo dimentichi", ha sottolineato il figlio Leonardo.
E prima ancora lo aveva ricordato David Gentili, presidente della commissione Antimafia del Comune di Milano, sul suo profilo Facebook: "È morto Loreno Tetti. Testimoniò al processo contro i Flachi dopo aver collaborato alle indagini. Gli bruciarono l’autonegozio. Non riuscì a ottenere alcun risarcimento. Proseguì ugualmente nella sua battaglia di legalità riconosciuta e sostenuta dagli studenti di via Celoria. Raccontò con un sorriso, con il suo accento toscano e con grande umiltà, in molti eventi, quella scelta coraggiosa. Condivisa con la sua famiglia. Lo ringrazio. Ringrazio la sua famiglia perché lo ha sostenuto e ha condiviso i rischi di quella scelta". Il suo negozio mobile fu dato alle fiamme nella notte tra il 17 e il 18 luglio del 2012, otto anni fa esatti. Il destino ha voluto che se ne andasse alla vigilia di quella data, circostanza che suona come un monito, un richiamo del suo messaggio proprio il giorno prima dell’anniversario del rogo.
Nel 2012, la sua testimonianza sul sistema delle estorsioni era stata essenziale nell’operazione Redux-Caposaldo contro la ‘ndrangheta, perché Tetti aveva svelato come le cosche erano penetrate tra gli ambulanti. A dargli l’ultimo saluto, ieri, oltre alla famiglia c’erano cittadini, rappresentanti dell’associazione anti-mafia Libera e David Gentili. Ricordiamo che dopo la sua testimonianza al processo, disse di non aver fatto nulla di speciale, che "lo avrebbero fatto tutti".
Ma è stato l’unico. E questo è stato sottolineato sia sul sagrato della chiesa e sia sui social, da diversi cittadini. "Esempi. Veri cavalieri del lavoro. Veri monumenti". scrive Alberto su Facebook. "Il miglior paninaro di Città Studi", aggiunge Roberto. "La sua è stata una grande battaglia", parole di Loris.
M.V.