ARNALDO LIGUORI
Cronaca

Milano è la città con più reati in Italia: la mappa delle zone più pericolose

I delitti diminuiscono da anni, ma crescono rapine e scippi: tutti i dati. Cresce la preoccupazione per il fenomeno baby gang

La percezione di insicurezza a Milano è legata anche alle baby gang

La percezione di insicurezza a Milano è legata anche alle baby gang

Le cronache nere milanesi sono talvolta piuttosto ripetitive: scippi, rapine, aggressioni, furti, risse. Anche i luoghi spesso ricorrono: Quarto Oggiaro, Lorenteggio, Corso Como, Via Padova. Nonostante i crescenti sforzi e risultati delle forze dell'ordine, l’impressione è che la criminalità meneghina non dorma mai. E se non basta la cronaca, ci sono i dati.

Milano è città italiana dove avvengono più reati. Il capoluogo lombardo registra 5.985 reati all’anno ogni 100.000 abitanti, battendo in classifica Rimini e Torino (seconda e terza in classifica), nonché città come Roma, Napoli e Palermo. E malgrado complessivamente i delitti diminuiscano negli anni – l’Italia, in generale, è sempre più sicura – questo non vale per reati comuni come scippi e rapine, che nel 2021 sono aumentati rispettivamente del 18 e 24 per cento.

Detto questo, avere il maggiore numero di reati denunciati non significa avere il maggiore numero di reati realmente commessi: in molte città la popolazione è più omertosa e non denuncia. Eppure, il problema esiste e si riflette sui numeri.

I dati sui reati a Milano

Nel complesso, quasi tutti i reati commessi in città diminuiscono da anni: rispetto al 2017, oggi i delitti sono circa il 17 per cento in meno. Tuttavia, come ha riassunto efficacemente il questore di Milano Giuseppe Petronzi, “i reati sono sempre meno, ma sempre troppi”. 

Ma veniamo ai dati. Il territorio milanese è il primo in Italia per densità di furti con destrezza e furti nei negozi, il secondo per rapine e furti con strappo, il dodicesimo per percosse. Nel 2021 sono stati denunciati circa 95.300 furti, 3.350 rapine e 1.800 lesioni dolose.

Le zone più pericolose di Milano

Contrariamente al comune sentire, i delitti avvengono sia in centro che nelle periferie. Ma alcune zone e strade sono più pericolose, soprattutto di notte. La più nota è probabilmente Quarto Oggiaro, il quartiere nell’area nord-ovest che vanta uno dei tassi più alti di criminalità.

Oltre a Quarto, ci sono altri tre quartieri critici in termini di crimine e degrado (già segnalati dall’ex capo della polizia Franco Gabrielli): Giambellino-Lorenteggio, dove avvengono frequenti scontri tra clan e bande; San Siro, dove c’è una forte presenza di baby gang e spaccio; Corvetto, poco sicura soprattutto di notte.

Nella zona della Stazione Centrale avvengono frequentemente scippi, rapine e violenze sessuali. Via Padova, a nord-est della stazione, resta una zona pericolosa, in particolare la sera e la notte, malgrado i tentativi di riqualificazione. In Corso Como, infine, c’è ormai una movida pericolosa in cui sono aumentate le rapine e i reati legati allo spaccio. In Corso Como e sui Navigli, in particolare, sono impennati furti e rapine di lusso (orologi e simili).

Il fenomeno delle baby gang

Negli ultimi anni, è cresciuta la preoccupazione legata alle baby gang. Il rischio è sentito anche e soprattutto dai più giovani. Questi gruppi di adolescenti, talvolta poco più che bambini, riproducono dinamiche tipiche della microcriminalità organizzata e commettono scippi, furti e rapine. Il fenomeno è aumentato e alcune bande, dalla MS-13 alla Z4, sono radicate in alcune periferie.

Il prefetto Renato Saccone spiega che le baby gang non solo fanno sempre più ricorso ad armi bianche, ma hanno peggiorato fortemente la percezione di insicurezza in città: “Una criticità che non è solo milanese, e nemmeno delle grandi città. Ci sono frange giovanili fuori controllo: loro, però, non la città. Queste frange giovanili sono fluide, tendono ad affermare il loro protagonismo con prepotenza e crescente violenza, noi dobbiamo bloccare questa escalation”.

Don Gino Rigoldi, ex cappellano del carcere minorile Beccaria, conosce bene il contesto economico e culturale da cui origina il fenomeno e descrive con precisione il tipo di giovane che si associa a una banda: “Adolescente, bisognoso di impresa per dimostrare a sé stesso e al mondo di esistere, con un passato e un presente di povertà ed emarginazione”.

“Poi c’è il gruppo, che è l’elemento che gli dà forza, e il partire verso i nemici. I nemici immaginari, che sono tutto il mondo, poi si identificano – perché c’è bisogno di identificarli – con quelli del quartiere di là, quelli che si vestono a un certo modo. Da lì nasce il comportamento illegale perché questa esibizione del proprio potere si esprime anche con la delinquenza”.