
Una delle vie del centro a Milano
Tre colloqui, tre proposte di straordinari in nero. Una caffetteria, una panetteria e un negozio d’abbigliamento. Così è iniziata la mia avventura da 24enne neolaureata alla ricerca di un impiego a Milano, rispondendo alle offerte di lavoro online e bussando alla porta dei negozi che cercano personale. Un’esplorazione del mondo del lavoro, nella città "dei sogni e delle occasioni", partita da Porta Genova. La zona dei Navigli, dove la movida non conosce sosta. Il primo tentativo è in una panetteria. Subito mi danno il contatto della titolare. Il colloquio avviene al telefono. Dopo una mia breve presentazione, mi spiega: "Vogliamo selezionare una banconista per settembre. Siamo aperti dal lunedì al sabato, si lavora 42 ore la settimana con possibili straordinari pagati". Come? "In nero, 50 euro a giornata".
Due vie più avanti un altro colloquio, di persona, con uno dei proprietari dell’attività. "Siamo aperti dal lunedì al sabato – dice - la mattina dall’apertura alle 14 e il pomeriggio fino alle 19. Più il tempo per pulire. Il contratto è part time per tre mesi, poi potremmo rinnovarlo. Gli extra li paghiamo in nero, 12 euro l’ora". Esco, la perplessità aumenta ma non mi lascio scoraggiare. Ci sono cartelli fuori da buona parte delle attività commerciali. Entro, lascio il curriculum e in risposta ricevo un "cerchiamo qualcuno con esperienza. Abita distante. Magari la chiameremo". A oggi silenzio. Cambio zona. Da Porta Genova a Cadorna, poi piazza Lima. Se la zona dei Navigli è conosciuta per i suoi bar e ristoranti, corso Buenos Aires è una delle passeggiate commerciali più lunghe d’Europa.
Propongo il mio cv e ricevo le stesse risposte: "Cerchiamo persone con esperienza. Nel caso la contatteremo". Un’altra vetrina, un’offerta. Mi riceve la responsabile del punto vendita che spiega di quale figura ha bisogno. "Una commessa, 20 ore alla settimana e a chiamata nel weekend. È un contratto collettivo nazionale del commercio. Potrebbe lavorare anche la domenica. Gli extra sono in nero – spiega – circa 8 euro l’ora. Lo stipendio sarà di 500 euro. Riceverà una chiamata a breve. È urgente, una persona se ne andrà e cerchiamo un sostituto". Dopo qualche metro un negozio di telefonia cerca personale. Mi accoglie una dipendente. "Cerchiamo una persona auto munita e flessibile, disponibile a spostarsi tra i nostri sei punti vendita tra Milano e provincia. Contratto di lavoro a tempo determinato, part time, 6 giorni su 7. Gli extra sono il 40% in più di una giornata lavorativa. La retribuzione è di mille euro e vincendo alcune gare interne (obiettivi mensili fissati dai manager, ndr) si può arrivare a 1.200 euro. La ricontatterà il nostro direttore del personale". Dopo qualche ora una voce maschile al telefono mi comunica che il venerdì successivo avrei avuto un colloquio. All’appuntamento online non si farà vedere. Alle chiamate non risponderà nessuno.
Mentre salgo sul tram 9 per raggiungere piazza Cinque Giornate, squilla il cellulare. Dall’altro lato una donna, titolare di un ristorante in corso Sempione. "Ho ricevuto il suo curriculum. Ho un ristorante etnico – dice – e sto cercando personale di sala che venga a lavorare a chiamata e full time. Siamo aperti tutti i giorni, anche la domenica. Leggo sul suo cv che conosce il tedesco e lo spagnolo e questo ci sarà utile perché abbiamo clienti da ogni Paese. Se è d’accordo, potrebbe inviarmi i documenti per cominciare il periodo di prova di 30 giorni, dopo parleremo del contratto. Ora non so dirle cosa riceverà a fine mese".Arrivo alla fermata, scendo. Percorro corso Ventidue marzo, il giro dei negozi non è finito.