NICOLA PALMA
Cronaca

Milano, il film dell’omicidio in villa minuto per minuto: il rientro di Angelito e la lotta con il ladro-killer Dawda Bandeh. “Ho sbagliato”

Inchiesta sull’omicidio in via Randaccio, Arco della Pace. Nella dimora trovati oggetti fuori posto e vasi rovesciati. I segni sul collo dell’assassino: il domestico si è difeso. Dopo il delitto Bandeh ha infilato un paio di pantaloni del padrone di casa

Dawda Bandeh, 28 anni, è stato fermato per omicidio dagli agenti delle Volanti

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MILANO – “No, no, ho sbagliato, ho sbagliato”. Dawda Bandeh è ammanettato, nell’ingresso del piano rialzato della villetta liberty di via Randaccio 8. Un ispettore delle Volanti ha dovuto stordirlo col taser d’ordinanza per evitare che si avventasse su di lui. Il ventottenne gambiano farfuglia qualcosa agli agenti, ma non è chiaro a cosa si riferisca: pronuncia parole senza senso e poi ripete per due volte la stessa frase.

Angelito Acob Manansala, ucciso in via Randaccio a Milano: aveva 61 anni
Angelito Acob Manansala, ucciso in via Randaccio a Milano: aveva 61 anni

Sul pavimento di una delle camere da letto dell’appartamento – dimora di un manager israeliano di 52 anni, della moglie e delle due figlie – giace il corpo di Angelito Acob Manansala, sessantunenne filippino che lavorava come domestico e che era rimasto nella palazzina a due passi dall’Arco della Pace per accudire i due cani e il gatto della famiglia, in vacanza a Tenerife per una settimana.

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I poliziotti capiscono che non c’è niente da fare: l’uomo è immobile, a pancia in giù. La rigidità del cadavere lascia subito pensare che l’aggressione letale sia avvenuta diverse ore prima, anche se sarà l’autopsia a datare il decesso per strangolamento. Stamattina il presunto assassino Bandeh, difeso dall’avvocata Federica Scapaticci, sarà interrogato a San Vittore dal gip Domenico Santoro; il pm di turno Andrea Zanoncelli, che ne ha disposto il fermo per omicidio, ha chiesto la convalida e la misura cautelare del carcere.

I rilievi della Polizia scientifica dopo l'omicidio in via Randaccio, zona Arco della Pace, a Milano
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La ricostruzione del delitto di Pasqua ci riporta indietro di dieci ore. Alle 8.08 di domenica, il ventottenne gambiano esce dalla carraia della caserma Montebello, in piazza Giovanni XXIII. Perché è lì? Alle 5.30, ha scalato un condominio di via Gioia fino al sesto piano: gli inquilini se lo sono ritrovati sul balcone e hanno chiamato il 112, salvo poi farlo uscire. Rintracciato in via Sammartini dai carabinieri del Radiomobile, il centrafricano è stato denunciato per violazione di domicilio, in assenza di effrazioni, violenza sulle persone e flagranza di reato.

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Bandeh, indagato per furto il giorno prima per un blitz analogo in via Crema, si incammina verso via Massena: 300 metri lo separano dalla villetta di via Randaccio in cui si infilerà alle 8.38. Le immagini registrate dal circuito interno di videosorveglianza lo riprendono mentre scavalca il muretto di cinta: nei filmati si vede che il ventottenne ha una piccola esitazione, forse generata dai rumori provenienti dalla strada, prima di entrare dal retro alle 8.39. Proprio in quei minuti, rientra Manansala, reduce dalla quotidiana passeggiata con uno dei cani. Non si sa se Bandeh se ne accorga, anche perché il domestico esce subito con l’altro meticcio. Tornerà alle 8.51: è l’ultimo frame che lo mostra in vita.

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Quello che succede dopo si può solo ipotizzare, in attesa che gli accertamenti investigativi dell’Ufficio prevenzione generale riempiano un vuoto di 9 ore e mezza. Verosimilmente, l’intruso ha aggredito Manansala, che ha reagito al raid: alcuni leggeri segni circolari sul collo di Bandeh potrebbero essere compatibili con i colpi sferrati con un oggetto. Le sedie fuori posto e un vaso rovesciato suggeriscono che la colluttazione potrebbe essere partita in una stanza diversa da quella in cui è stato trovato il domestico: l’assassino sarebbe riuscito a sopraffarlo e a soffocarlo. Cosa ha fatto il killer dopo l’omicidio? Sicuramente si è parzialmente cambiato d’abito: quando è stato bloccato, alle 18.06, aveva addosso un paio di pantaloni dell’affittuario cinquantaduenne (mentre i suoi erano sistemati in un armadio); e nelle tasche, oltre a 90 euro, gli agenti hanno trovato pure un portafogli di proprietà dell’israeliano. Il giubbotto se l’è tenuto, invece, se è vero che il cappuccio rosso che indossava spicca nei fotogrammi dell’incursione in casa.

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Gli specialisti della Scientifica hanno trovato a terra e repertato anche un mazzo di chiavi (la copia che usava Manansala per entrare e uscire) e un borsello attribuito a Bandeh perché dentro c’era la sua carta d’identità. In casa c’erano pure tremila euro in contanti, che però sarebbero stati semplicemente spostati: il ventottenne non li aveva con sé, sebbene abbia ammesso di essere entrato per rubare. Non è escluso che l’uomo abbia provato a cancellare le prove di ciò che aveva commesso.

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Sbarcato in Italia nel 2011 all’età di 15 anni, il primo permesso di soggiorno gli è stato riconosciuto nel 2015 dalla Questura di Como: avrebbe lavorato come domestico, ma attualmente risulta nullafacente. Domiciliato a Bulgarograsso, nel Comasco, non ha in realtà una dimora e si muove tra le province di Milano, Lecco e Como. Nel febbraio del 2019, gli è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza. Il suo comportamento rimanda a possibili disturbi mentali, mai certificati da ricoveri o percorsi di assistenza. Un elemento di cui tenere conto, anche in vista di un’eventuale perizia psichiatrica.