Milano, 22 dicembre 2024 – La percentuale di pirati della strada identificati dalla polizia locale supera ampiamente il 90%. Se restringiamo il campo agli episodi più gravi, con feriti in ospedale, la cifra sale al 100%. Tradotto: “Se scappano, li prendiamo sempre”, per dirla con le parole del comandante della polizia locale Gianluca Mirabelli, in carica da poco meno di tre mesi. Negli ultimi dieci giorni, i ghisa di piazza Beccaria hanno dovuto fronteggiare tre omissioni di soccorso con modalità identiche e una una serialità senza precedenti all’ombra della Madonnina: dalla trentacinquenne peruviana Rocio Espinoza Romero, investita e uccisa da un tir mentre stava attraversando viale Serra con i due gemellini di un anno e mezzo nel passeggino, alla bambina di tre anni in carrozzina travolta in piazza Durante dalla Q3 bianca di un dirigente comunale, fino alla mamma e al figlio disabile in sedia a rotelle falciati in via de Nicola dalla Peugeot grigia di un addetto alle pulizie di 61 anni.
In tutti i casi, gli automobilisti in fuga sono stati bloccati e arrestati nel giro di poche ore, sviluppando immagini delle telecamere e testimonianze per risalire ai parziali di targa o ad altri elementi decisivi per identificare prima il mezzo e poi colui che era al volante. Restano però i comportamenti, ancor più allarmanti perché messi in atto da persone incensurate, in regola con i documenti del veicolo e risultate negative ai test che rivelano l’eventuale presenza di alcol o stupefacenti nel sangue. Eppure, sono scappati senza chiedere aiuto.
Comandante Mirabelli, perché secondo lei in alcuni casi gli automobilisti fuggono dopo aver investito qualcuno?
“Ci sono due elementi da considerare. Uno oggettivo, che riguarda ad esempio la guida senza patente o senza assicurazione oppure la consapevolezza di aver bevuto un po’ troppo. Nei tre casi più recenti, però, questo elemento era assente. E poi c’è un aspetto soggettivo, psicologico, legato a ciò che un investimento con feriti genera nella testa di chi lo provoca. Certamente, un incidente è uno choc per chi guida. Detto questo, non è il nostro mestiere analizzare questo aspetto: noi vigili dobbiamo capire quello che è successo e agire nel più breve tempo possibile per rintracciare il pirata. Quasi sempre, la prima fase dell’indagine è fondamentale per ottenere il risultato: di solito, riusciamo a individuarli nel giro di un paio d’ore. Gli agenti del Radiomobile sono bravissimi e svolgono un lavoro fondamentale, ma accertamenti di questo tipo richiedono un lavoro di squadra che coinvolge anche i colleghi della centrale operativa e coloro che visionano i filmati degli occhi elettronici per trovare una traccia utile agli investigatori sul campo. È una macchina che si mette in moto e che deve essere coordinata per centrare l’obiettivo”.
Nell’ultimo incidente, quello di via de Nicola, ci sono alcuni aspetti che hanno colpito particolarmente: il fatto che l’automobilista abbia girato il corpo della mamma per verificarne le condizioni. Per non parlare dell’altro investito a terra, un tredicenne disabile in carrozzina.
“Senza entrare nel caso specifico, è del tutto evidente che chi scappa dalle proprie responsabilità è un vile. Al di là di tutti gli aspetti che ruotano attorno a episodi del genere e di comportamenti che si commentano da sé, i pirati devono sapere che è inutile scappare perché verranno rintracciati e arrestati”.
L’altra questione che interroga i cittadini riguarda il motivo di investimenti del genere, avvenuti non in situazioni di traffico congestionato o in condizioni di scarsa visibilità. È una questione di distrazione?
“È sempre una questione di distrazione. In questi casi, si pensa sempre al cellulare, che è sicuramente un elemento che può distogliere l’attenzione di chi guida e che non va assolutamente utilizzato al volante. Ma non è solo quello: ci sono tanti altri fattori che possono avere lo stesso effetto. Purtroppo gli incidenti accadono, l’esperienza pluridecennale nella polizia locale me lo insegna. Fatta questa premessa, gli investitori devono fermarsi. Punto. Per due motivi. Il primo è facilmente intuibile: non si può scappare e abbandonare a terra persone ferite. Il secondo è altrettanto semplice da capire: se ci si ferma, quello che si rischia è una denuncia”.
Quando si trova davanti un pirata appena fermato, qual è la sua reazione?
“Nella mia carriera (prima a Vigevano e poi a Milano, ndr), mi sono capitati decine di casi di omissione di soccorso. Quasi sempre, la prima reazione è quella di negare l’evidenza, con frasi tipo “Non me ne sono accorto“ oppure “Ho sentito un botto ma non ho capito cosa fosse successo””.
Crede che le nuove regole del Codice della strada possano aiutare a ridurre gli incidenti?
“Certamente, si tratta di strumenti che possono darci una mano, a cominciare dall’attenzione ai monopattini e dall’inasprimento delle pene. Tuttavia, nei casi di cui abbiamo parlato, non avrebbero inciso. Va aggiunto, d’altro canto, che l’amministrazione comunale ha fatto e sta facendo tanto per limitare il numero di incidenti in città: i provvedimenti per ridurre la velocità dei veicoli hanno avuto risultati”.
Com’è cambiata la circolazione a Milano in questi anni? È diventato più difficile per voi governare il traffico?
“Credo di no. Il Comune ha assunto e continua ad assumere ghisa: a regime, avremo a disposizione un numero di agenti che ci consentirà di seguire tutte le questioni di nostra competenza. E poi la tecnologia ha fatto tanto in questi anni: in passato, mi è capitato di rilevare incidenti mortali che oggi, con i dispositivi di sicurezza installati sulle auto, si sarebbero risolti con feriti lievi”.