GIULIO MOLA
Cronaca

Case, calcio, ristoranti e teatri: la Milano di Silvio Berlusconi

La prima abitazione in via Volturno, i luoghi milanesi più amati e il rituale post-Champions del Cavaliere

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Milano, 12 giugno 2023 – Presidente di un calcio visionario, appassionato e romantico. Politico e imprenditore di successo, maestro di comunicazione nelle sue aziende e non solo. Ma anche un milanese “doc“ Silvio Berlusconi, lui che amava morbosamente la città in cui era nato. C’erano luoghi che per lui erano veri e propri punti di riferimento, legati al calcio, alla politica o semplicemente alla vita privata.

Da Milanello a San Siro, dal quartiere Isola al Teatro Manzoni, dallo Sporting di Milano 2 all’Assassino, il ristorante milanese del mitologico Ottavio Gori dove si faceva notte dopo le partite di Coppa negli anni Novanta. Con Berlusconi, c’erano altri commensali: da Adriano Galliani ad Ariedo Braida, e poi Cesare Maldini, il ragionier Carlo Montanari (colui che fondò il settore giovanile), Bebo Martinotti di Publitalia e alcuni “fedelissimi“ cronisti. Una volta attovagliati il copione era il solito: il presidente a capotavola, i giornalisti che lo seguivano come ombre erano sistemati in un tavolo non molto distante. "Ragazzi, mi raccomando: almeno stasera non parliamo di calcio”, sorrideva Silvio. Dopodiché, ben oltre la mezzanotte, Silvio si spostava proprio dove erano seduti i cronisti quasi sorprendendoli e si faceva notte fonda, fra qualche barzelletta e molti retroscena calcistici con i vari Gullit, Van Basten, Sacchi, Capello al centro dei discorsi.

Non era diverso quando nei primi due lustri del secondo millennio il quartier generale notturno di Berlusconi è diventato “Giannino“ a due passi da piazza della Repubblica. Gli veniva riservata una saletta separata dall’ambiente principale e un tavolo a cui non mancava mai Galliani. Un locale diventato parte di una mitologia rossonera in cui le cene per festeggiare si intrecciavano con quelle per dedicarsi agli affari di calciomercato. Il rituale post-Champions o dopo qualche derby era sempre lo stesso. Cena poco prima della mezzanotte e poi fino alle 2 del mattino a parlare di calcio. Con dirette facebook o sui tanti siti rossoneri, segni del cambiamento. E con le solite battute rivolte ai giovanissimi tifosi: ‘Io alla tua età..avevo la stessa età. Ed ero già a letto. Ma se tifi Milan allora puoi stare qui fino all'alba’. E via con i selfie.

Per serate più “riservate", invece, c’era “La Risacca 6“ in via Marcona, Giacomo Bistrot in via Sottocorno. Più di recente Berlusconi aveva fatto visita anche al Crazy Pizza di Briatore. Non solo calcio. Non solo Milanello. Non solo ristoranti milanesi. C’era Arcore, soprattutto. E poi Monza, ovviamente. Villa Gernetto, pure. Ma il legame con la metropoli è sempre stato fortissimo, nonostante i continui viaggi romani ne limitassero le frequentazioni. A Milano il ragazzino Silvio è cresciuto: via Volturno 60, quartiere Isola che negli ultimi anni è diventato uno dei quartieri della “movida“. Quella fu la prima abitazione milanese del giovane Berlusconi, con vista (ripeteva spesso) sulle bandiere del Partito comunista (il Pci aveva una sede lì davanti).

La mattina andava a scuola al collegio dei Salesiani in via Copernico (medie e liceo classico),ad attenderlo al ritorno c’era mamma Rosa. Da via Volturno la famiglia Berlusconi si trasferì in viale Zara, e Silvio frequentò la scuola dei salesiani, in via Copernico. Gli aneddoti si sprecano: fu lui stesso a raccontare che faceva i compiti anche per i compagni di classe in cambio di qualche moneta, ma restituiva il denaro se poi il compagno non prendeva almeno la sufficienza. Gli anni dell’università (alla Statale, facoltà di giurisprudenza) sono quelli della passione per la musica: insieme a Fedele Confalonieri, amico di una vita, cantava alle feste private e sulle navi da crociera.

Sempre a Milano cominciò l’avventura imprenditoriale: da agente immobiliare rilevò il primo terreno in via Alciati, a Bande Nere. Nulla in confronto a quanto realizzerà in seguito: le prime case a Brugherio e poi Milano 2, a Segrate, con il “gioiello“ dello Sporting. L’idea era costruire quartieri modello, fuori città ma non troppo, tranquilli e verdi, sicuri e comodi. Più avanti arriverà anche Milano 3, a Basiglio. L’Edilnord, la prima vera impresa di Berlusconi, fu finanziata anche dalla piccola Banca Rasini, dove il padre Luigi era diventato top manager. L’altra casa famosa di Berlusconi è Villa Borletti, la dimora di via Rovani al civico 2, zona XX Settembre, il quartiere dell’alta borghesia cittadina (tuttora è lì la sede legale della Fininvest Investimenti), utilizzata come quartier generale milanese di Forza Italia. Capitava di tanto in tanto che lì Silvio si fermasse anche a dormire.

Quando Berlusconi si trasferì ad Arcore il desiderio era quello di trovare più privacy. Erano gli anni di massima notorietà di Silvio, grazie all’ingresso nel dorato mondo delle televisioni, che rese il Cavaliere famoso già prima dell’ingresso in politica o nel mondo del pallone. Ma prima ancora, nel 1978, la sua Fininvest acquistò il Teatro Manzoni, nell’omonima via, salvandolo dalla chiusura (sarebbe dovuto diventare un supermercato) e rilanciandolo fino a farlo diventare uno dei più importanti in città. Fu proprio al Manzoni che Berlusconi incontrò e conobbe Veronica Lario, che sarebbe diventata la sua seconda moglie. Ed era lì che amava trascorrere le serate in libertà. Sempre meno frequenti negli ultimi faticosissimi anni.