
Paola Barbagallo, dipendente del Comune di Milano
Il marito licenziato dal laboratorio di falegnameria dove ha lavorato per anni. Quattro figli di cui uno disabile, con invalidità al 100%. Uno stipendio da dipendente pubblico di circa 1600 euro al mese, per andare avanti, oltre alla Naspi e all’assegno di invalidità di 500 euro al mese.
"Le famiglie stanno scoppiando – spiega Paola Barbagallo, dipendente del Comune di Milano, settore Educazione – e a causa del costo della vita abbiamo deciso di lasciare Milano, per trasferirci a Lecco. Ora, con gli aumenti spropositati della rata del mutuo a tasso variabile, siamo arrivati al limite, non riusciamo più a pagare le spese".
Paola Barbagallo e il marito hanno due mutui sulle spalle: uno per l’appartamento acquistato anni fa in zona Baggio, che stanno cercando di vendere, l’altro per la nuova casa a Lecco, dove hanno deciso di trasferirsi. In tutto quasi 120mila euro ancora da pagare.
"La rata del mutuo a tasso fisso è di 340 euro al mese – spiega Paola, 48 anni – mentre quella del mutuo a tasso variabile è passata nell’arco di circa sei mesi da 330 a 540 euro mensili. Ogni mese, quindi, spendiamo quasi mille euro solo per i mutui. Abbiamo provato a chiedere la sospensione del mutuo sulla prima casa per il licenziamento, oppure una rinegoziazione passando dal tasso variabile al fisso. Ci siamo trovati di fronte a un muro, e la banca ha sempre risposto con il silenzio, senza fare neanche un tentativo per venirci incontro. E intanto la rata ha continuato a crescere".
La famiglia ha tentato anche la surroga, che consente di trasferire il mutuo da una banca all’altra e ottenere migliori condizioni, ma anche in questo caso la procedura finora non è andata a buon esito. Uno stipendio solo, pur con la certezza del posto fisso, non è una garanzia sufficiente per gli istituti di credito interpellati. "Siamo bloccati in questa situazione e non vediamo sbocchi – prosegue Barbagallo – il mutuo è solo l’ultima goccia, perché il generale aumento delle spese ha reso la vita a Milano insostenibile non solo per gli studenti che protestano per il caro-affitti ma anche per i lavoratori dipendenti, visto che i nostri stipendi sono fermi da anni. Abbiamo pensato in un primo momento di andare all’estero, poi abbiamo scelto di trasferirci a Lecco, in una realtà più piccola e con servizi validi per nostro figlio. Mio marito sta cercando un nuovo lavoro, io resterò sempre nel mondo dell’istruzione perché sono in graduatoria nelle scuole statali".
Andrea Gianni