MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Milano non dimentica "La bomba mafiosa non ci ha abbattuto" I dubbi sui mandanti

Il sindaco Sala: "La legalità è un pilastro della nostra comunità". Il procuratore Melillo: "La memoria è ancora incompiuta".

Milano non dimentica  "La bomba mafiosa  non ci ha abbattuto"  I dubbi sui mandanti

Milano non dimentica "La bomba mafiosa non ci ha abbattuto" I dubbi sui mandanti

di Massimiliano Mingoia

Sono passati trent’anni, ma Milano non dimentica la strage di via Palestro. "Quella bomba posizionata davanti a un simbolo di ricchezza culturale, il Pac, ci ha colpito al cuore ma non ci ha abbattuto", afferma il sindaco Giuseppe Sala durante la cerimonia mattutina per ricordare le cinque vittime di quella strage voluta da Cosa Nostra per destabilizzare lo Stato democratico in piena stagione di Mani Pulite. Era il 27 luglio 1993, l’esplosione avvenuta alle 23.14 costò la vita a cinque persone: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente della Polizia municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, immigrato marocchino che dormiva su una panchina. Vittime innocenti di una violenza spietata e criminale, come ricordato sia dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ("nel 1993 il piano eversivo della mafia fu sconfitto") sia dalla premier Giorgia Meloni ("combattere la mafia è questione morale per il Governo").

Fu l’allora capomafia latitante Mattia Messina Denaro a decidere la data dell’attentato nel capoluogo lombardo. Trent’anni dopo, Messina Denaro è in carcere e la lotta dello Stato contro la criminalità organizzata continua. Il primo cittadino, durante la cerimonia che si è svolta all’interno del Pac, si dice convinto che "la mafia si può e si deve sconfiggere" e aggiunge che "legalità, giustizia ed equità sono i pilastri che cementano la comunità ambrosiana". Il governatore lombardo Attilio Fontana, intanto, afferma che "non bisogna mai abbassare la guardia, bisogna stare sempre attenti e rendersi conto soprattutto che la mafia ora è diversa e meno aggressiva ma altrettanto pericolosa". Presenti alla cerimonia anche due esponenti della magistratura. Giovanni Melillo, capo della Procura nazionale antimafia, parla di "memoria ancora dolente e incompiuta" e sottolinea che "una democrazia non può avere paura della verità", mentre il procuratore aggiunto Eugenio Fusco racconta che lui, quella sera di tret’anni fa, era poco distante da via Palestro: "Ho un ricordo indelebile, sentii un boato fortissimo. In quel momento il sistema di potere vacillava".

In via Palestro c’è anche Nicola Perna, cognato di una delle vittime della strage, Carlo La Catena, e presidente dell’associazione dedicata a La Catena che ricorda tutte le vittime della strage di via Palestro: "C’è ancora tanto da sapere su quella strage. C’è stata la cattura di Messina Denaro, che però non è un punto di arrivo per sapere tutta la verità su quanto accaduto il 27 luglio 1993, è solo un altro tassello di un puzzle a cui mancano ancora alcuni pezzi. Bisogna capire chi si è nascosto dietro la mafia per destabilizzare il nostro Paese attraverso gli attentati. Non dimentichiamo che il 27 e il 28 luglio 1993 l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, dopo le bombe, si precipitò a Palazzo Chigi per capire la situazione e trovò le linee telefoniche interrotte. Era un colpo di Stato?". Perna si recò in via Palestro la mattina del 28 luglio, poche ore dopo l’esplosione: "Qui era un’apocalisse, un campo di guerra".