
I clienti della palestra in assemblea
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Milano - Un mese di tempo per tentare la strada di una conciliazione, e ottenere il rimborso degli abbonamenti. Poi scatteranno le denunce alla Procura, ipotizzando il reato di truffa, e in parallelo l’azione civile che potrebbe portare a un’istanza di fallimento della società. La strada è stata delineata ieri dal presidente di Federconsumatori Milano, Carmelo Benenti, durante un’assemblea con i clienti della palestra del circuito 20Hours Club al civico 8 di via Paolo Sarpi. La titolare è sparita e i soldi degli abbonamenti, in alcuni casi già pagati anche per i prossimi cinque anni, rischiano di svanire nel nulla. L’unica spiegazione fornita dalla struttura è contenuta in una stringata email, inviata ai clienti il 14 ottobre, avvisando che "la sede resterà chiusa fino a data da destinarsi per lavori di rifacimento".
Da allora solo silenzio. Il telefono della titolare, Silvia Venezia, risulta staccato. "Ho sottoscritto un abbonamento annuale da 400 euro il 12 ottobre – racconta Rosa Giuseppina Bonora – e due giorni dopo la palestra ha chiuso all’improvviso. È evidente che hanno cercato di fare cassa, rastrellando più soldi possibile prima di sparire. Nessuno ci ha mai parlato di lavori – prosegue – e nemmeno di una prossima chiusura". Altri clienti raccontano di pressioni per rinnovare gli abbonamenti e stipularne di nuovi, anche a prezzi scontatissimi, pochi giorni prima della sospensione delle attività. "Il 14 ottobre sono andata in palestra per allenarmi – riferisce un’altra milanese – e ho visto persone che pagavano. La sera stessa è arrivata l’email che avvisava della chiusura".
I 1.752 clienti non sono neanche riusciti a recuperare gli effetti personali - scarpe, tute o attrezzature sportive - lasciati negli armadietti della palestra che offriva anche piscina, sauna e corsi. "Da qualche tempo c’era aria di smantellamento – sottolinea Viviana Zaina – le pulizie lasciavano a desiderare e alcuni corsi erano stati sospesi, forse perché il personale non veniva pagato. Io ho versato 550 euro, e voglio recuperare i soldi". Un altro capitolo è quello dei dipendenti e collaboratori che si sono rivolti alla Nidil-Cgil per le paghe arretrate. Intanto i clienti si stanno indirizzando alle strutture milanesi dello stesso circuito, che in alcuni casi avrebbero chiesto di contrarre nuovi abbonamenti e in altri hanno offerto soluzioni alternative.
In ogni caso, hanno specificato i responsabili, l’onere del rimborso tocca alle singole strutture, quindi in questo caso al club di via Paolo Sarpi, non alla società proprietaria del marchio. Ieri, con l’assemblea in zona Moscova, si sono mossi i primi passi per la battaglia legale. "L’importante è procedere uniti – spiega Benenti – Ci diamo un mese di tempo per raccogliere tutte le informazioni, poi presenteremo la denuncia in Procura e avvieremo l’azione civile. Nel frattempo siamo aperti a un dialogo, perché l’obiettivo è ottenere la restituzione dei soldi nel più breve tempo possibile".