SIMONA BALLATORE
Cronaca

Milanesi più ricchi d’Italia? “Peccato che con un reddito medio di 2.600 euro sia impossibile comprare casa”

Luci e ombre dietro ai freddi numeri secondo il docente del Politecnico Massimo Bricocoli: “Bisogna tornare a immaginare che si costruiscano alloggi per lavoratori”

Massimo Bricocoli, Politecnico

Massimo Bricocoli, Politecnico

“Gli stipendi a Milano sono sempre stati più alti: non è una sorpresa. Quello che colpisce da un lato è la forbice a livello territoriale e dall’altro la disparità all’interno della stessa città: gli aumenti dei salari sono concentrati sulle fasce alte, su quadri e dirigenti, gli altri stipendi sono stazionari”. Massimo Bricocoli, direttore del dipartimento di Architettura e studi urbani, coordina l’Osservatorio sulla casa abbordabile (Oca), nato in partnership con il Consorzio Cooperative Lavoratori Ccl e la coop Delta Economics.

Con quei 2.600 euro lordi al mese, indicati dalla Cgia, come si vive a Milano?

“Il problema c’è. E quella media non ci dice neppure molto della maggior parte della popolazione di Milano. Nel nostro osservatorio analizziamo i redditi dei lavoratori dipendenti del privato e le diverse categorie Inps: più del 70% dei lavoratori è nella categoria di impiegati e operai e non ha visto aumenti. Parliamo di lordi poi, che fanno i conti con affitti da sostenere che sono cresciuti”.

E con il caro-vita. Si sta facendo qualcosa?

“Sicuramente si sta riconoscendo il problema. Nella delibera di Giunta, approvata a fine ottobre, sul piano-casa si chiarisce un punto: con redditi fino a 2.500 euro netti il mercato è inaccessibile; si esplicita che “servono azioni per dare una risposta urgente alla casa ’abbordabile’ per quella fascia di popolazione con redditi netti tra i 1.500 euro e i 2.500 che non riesce ad accedere all’abitazione ai prezzi del mercato e per questo motivo è a rischio “espulsione” dalla città“”.

C’è un riferimento diretto ai dati del vostro osservatorio. Cosa ci dicono?

“Il 50% di contribuenti milanesi ha un reddito inferiore ai 26mila euro lordi; il 34% dichiara un reddito inferiore ai 15mila. Bisogna mettere il mercato immobiliare a prova di realtà”.

A queste condizioni, non la supera questa prova...

“Esatto. Per questo vengono fissati anche in prospettiva canoni che possono essere considerabili, con un target di 80 euro al metro cubo l’anno”.

Anche l’arcivescovo Mario Delpini con il suo “Discorso alla città“ e un piano-casa lanciato dalla diocesi ha affrontato di petto il tema.

“Ed è importantissimo che punti di riferimento per i cittadini segnino il passo: questa “moral suasion“ serve e deve coinvolgere la città. Anche tra i datori di lavoro è ormai chiaro che il lavoro non basta più. Sempre più aziende e alcune istituzioni pubbliche si stanno attivando rispetto a un’offerta di alloggi ai propri dipendenti. Stiamo conducendo un lavoro di ricerca per la Regione Lombardia, perché non riguarda solo Milano ed è un tema legato allo sviluppo economico, non solo al mercato immobiliare”.

Tornando ai dati della Cgia e alla media salariale di 2.600 euro, dirigenti inclusi, c’è una fetta di “evasori“ da considerare?

“Una nota da tenere in conto, difficilmente stimabile. Vanno incrociati i dati con quelli dell’Agenzia delle entrate, per capire meglio gli scenari. Anche i dati sugli affitti a disposizione non considerano i costi di intermediazione delle agenzie. A volte esagerati”.

Avrebbe senso di parlare di “gabbie salariali“?

“È molto complesso in assenza di una regolamentazione del mercato delle locazioni e delle condizioni di tassazione. Oltre alla negoziazione sindacale servono indagini, altrimenti è un dibattito puramente ideologico. Il rischio è che, in corrispondenza di un aumento dichiarato degli stipendi, anche gli affitti si aggiustino sulla base delle nuove disponibilità. Anche la revisione del canone concordato a Milano ha avuto i suoi effetti ’collaterali’ e creato non pochi problemi all’hinterland, con minori entrate per le amministrazioni locali. Sono misure che richiedono analisi e la verifica delle implicazioni”.

Come rendere Milano più abbordabile?

“Penso alle villette a schiera, oggi ambitissime, costruite a inizio Novecento dalle ferrovie per i loro lavoratori, attraverso cooperative. Bisogna tornare a immaginare che si producano case per lavoratori, in varie formule: è questa la prospettiva che si intravede oggi”.