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Milano, Sala ipotizza gabbie salariali tra nord e sud e difende le periferie

Sala: "È sbagliato che un dipendente pubblico guadagni gli stessi soldi a Milano e Reggio Calabria"

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Premette che "è un discorso difficile da fare", ma subito dopo aggiunge: "È chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso". Il sindaco Giuseppe Sala dialoga tramite Facebook con una dirigente dei Giovani del Pd, Melania Toscano, sugli alti costi della vita a Milano per i giovani, apprende che Melania è arrivata a Milano quattro anni fa da Reggio Calabria e fa un ragionamento che porta alle “gabbie salariali’’, soluzione ancora tabù per una buona fetta di militanti del centrosinistra. Certo, Sala non parla esplicitamente di gabbie salariali ma le sue parole ne ricalcano la classica definizione: "Un sistema di calcolo dei salari che mette in relazione le retribuzioni con determinati parametri quali, ad esempio, il costo della vita in un determinato luogo. In Italia le gabbie salariali sono state in vigore tra il 1954 e il 1969 (formalmente il 1972)".

Il sindaco, poco prima, aveva ammesso che "esiste una questione relativa al costo della vita nella nostra città. La cosa che non va è quanto sono pagati i giovani a Milano. Dietro lo stage e altre formule del genere, si nasconde un po’ di sfruttamento giovanile". Secondo Sala, in tempi di emergenza coronavirus, è il momento di affrontare i problemi: "O ora o mai più. La cosa che non possiamo fare è tornare allo status quo precedente il più in fretta possibile".

I giovani del Pd, poi, lo sollecitano sulla riqualificazione delle periferie milanesi e il sindaco rilancia: "Ho vissuto a Roma, ho vissuto a Torino e le periferie milanesi non sono come quelle delle città che ho citato. Non voglio essere sprezzante nei confronti di altri sindaci o di altre città, c’è obiettivamente molto da fare, ma consiglierei a tutti di farsi un giro per altre realtà italiane e capire quanto noi abbiamo". Quanto al futuro in tempi di crisi, il sindaco si dice "preoccupato", almeno nel breve periodo, "per una fase spero non lunghissima, in cui ci saranno rischi occupazionali. Ma sono molto positivo per Milano: tra cinque anni sarà ancora meglio di adesso".

M.Min.