di Giambattista Anastasio
e Nicola Palma
"Come faccio adesso?". Ore 10, siamo all’angolo tra corso Indipendenza e via Castel Morrone, a ridosso dell’epicentro del disastro. Lì, ieri notte, le raffiche di vento hanno soffiato a una velocità di 104 chilometri orari. Un uomo piange al telefono, davanti alla carcassa di quella che era la sua macchina: un albero si è abbattuto prima sulle colonnine di un distributore e poi sul tettuccio della sua berlina, frantumandone carrozzeria e finestrini. Il viaggio nella Milano sfregiata dal nubifragio non può che iniziare dalla zona residenziale che fa da cerniera tra Città Studi e Dateo, tre fermate di metrò da San Babila, inondata da 46 millimetri di pioggia caduti in meno di un quarto d’ora.
A fine giornata, la conta provvisoria dei danni del martedì nero di Milano e della Lombardia arriverà a 41,4 milioni di euro, cifra inserita nella richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza nazionale inoltrata al Governo dal presidente Attilio Fontana, che nel pomeriggio ha descritto il quadro della situazione con il sindaco Giuseppe Sala al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in città per l’apertura dei mondiali di scherma. "Bisogna far di più" in fatto di ambiente, è stata la considerazione del Capo dello Stato. "Ho visto nella mia vita passare 65 estati e quello che sto vedendo ora non è normale, non possiamo più negarlo: il cambiamento climatico sta modificando la nostra vita", riflette Sala.
Viale Argonne è lontanissimo dalla normalità: è un cimitero di tronchi, con un tappeto di foglie a inondare l’amplissimo parterre tirato a lucido non più tardi del novembre scorso per l’inaugurazione della metro 4. I nastri della polizia locale delineano il confine della zona rossa, ma tutti passano sotto per osservare da vicino ciò che sui social circola già dall’alba con l’hashtag #Apocalisse. Jimmy Porter, portinaio dello stabile al civico 34, l’ha vissuta in diretta: "È iniziato tutto alle 3.50 ed è finito alle 4.05: c’era il cielo scurissimo, illuminato a giorno dai fulmini. Poi siamo usciti per iniziare la conta dei danni e abbiamo visto le auto". Sei ore dopo, sono ancora tutte al loro posto, accartocciate: di alcune si scorge a malapena lo specchietto. Due ragazzi provano a ripulire i marciapiedi con le ramazze: come svuotare il mare con un cucchiaino. Lavorano in silenzio. Già, il silenzio: pare che il tempo si sia fermato, tutti si guardano attorno come se stessero contemplando per la prima volta la strada in cui abitano.
Ogni tanto si sente un clacson: ci sono file ovunque, gli automobilisti si incaponiscono in spericolate gimcane, coi semafori piegati in due che non aiutano a governare il traffico impazzito. C’è chi se la prende coi ghisa: "Dove sono?". In realtà, il Comune ha schierato in totale 215 pattuglie (più 40 agenti in centrale operativa), a coprire una metropoli che conta 3.855 vie, 344 piazze e 98 slarghi. E non è un calcolo fine a se stesso: il sopralluogo nei quartieri mostra che non c’è una strada che non abbia un tratto interrotto o semiostruito. In viale Romagna, si allunga la coda dei filobus spenti sul lato destro della carreggiata: la linea aerea che li alimentava si è accasciata su un camion di Emergency di passaggio. Lo stesso è capitato in altri 29 snodi dell’alimentazione elettrica per i mezzi di superficie: stop e limitazioni di percorso hanno risparmiato pochissime linee, da qui l’invito a usare le metropolitane.
I vigili del fuoco corrono da una parte all’altra della città, coi colleghi di Genova e Lodi arrivati a dar supporto ai 100 milanesi per gestire una valanga di chiamate. A metà mattinata, ce ne sono 280 da evadere, di cui 33 "rilevanti": nessuna, per fortuna, per soccorrere persone, l’unica vera buona notizia; la stragrande maggioranza riguarda la rimozione di tronchi e le verifiche sulle coperture di edifici. Man mano che ci si allontana i danni si fanno più contenuti, anche se in viale Isonzo, lì dove sorgerà il villaggio olimpico dei Giochi 2026, l’asfalto ha un’insolita copertura di lamiere: la mega impalcatura da cantiere edile si è letteralmente ribaltata sulla strada, scoperchiata dal vento. Fosse successo di giorno, sarebbe stata una strage.