LORENZO
Cronaca

"Milano: tra ricordi d'infanzia e cambiamenti"

Sveva Casati Modignani racconta la sua infanzia a Milano, tra il Naviglio della Martesana, via Padova e il centro. Una città che non è più quella dei cortili e dei tetti rossi, ma che lei continua ad amare per i suoi scorci e la sensazione di un accogliente corridoio di casa.

Bises

Ho sempre detto e scritto che Milano non è la cerchia dei bastioni e che la narrazione il cui baricentro non si smuove dal quadrilatero della moda o del silenzio che sia, altro non è che un’eredità polverosa di uno status che poco appartiene alla città di oggi. Lo sa bene Sveva Casati Modignani che mi ha aperto le porte di casa sua tra il Naviglio della Martesana e via Padova dove è nata nel 1938 e ancora oggi si sente avvolta dai ricordi: il caminetto acceso come durante le partite a tombola, la poltrona del Papà dal quale ha ereditato la sfrenata passione per la lettura e le divertenti ossessioni del Nonno che stirava le cinque lire prima di andare a dormire mettendo il portafoglio sotto al cuscino. "La nostra famiglia era strana, un ricettacolo di persone" mi racconta, "Noi bambini giocavamo sempre fuori, i problemi di uno diventavano anche degli altri" perché la dialettale espressione Milan col coeur in man era seguita alla lettera e non mancava occasione di rientrare a casa e ritrovarsi con persone in difficoltà che la signora Emma, la mamma, invitava a pranzo o a cena. La domenica si andava in centro con l’abito buono, "Mia mamma amava i tessuti, la seta in particolare", si prendeva il tram da Crescenzago fino in Porta Venezia, la cioccolata di Alemagna un rito prima del cinema con il Papà come la spedizione del 1 novembre per acquistare le scarpe invernali dallo storico Quintè all’angolo di via della Spiga.

Indirizzi e insegne che non esistono più, piccole attività che spariscono giorno dopo giorno. "Non è più la città dei cortili e dei tetti rossi" sospira, da una parte i grattacieli dei ricchi, dall’altra le periferie lasciate all’incuria, a tratti invisibili. Eppure non l’ha mai lasciata e nei suoi romanzi fa da elegante sfondo agli intrecci dei personaggi perché nonostante Milano sia cambiata, Sveva continua ad amare alcuni scorci e la sensazione di un accogliente corridoio di casa quando cammina nei vicoli e nelle viette della sua infanzia.