ANDREA GIANNI
Cronaca

Milano, la battaglia della Bindellina: il palazzo di 5 piani nel cortile e la ripresa dei lavori. Esposto ai pm, “si valuti un sequestro”

I residenti lamentano l’impatto sui servizi e sulla qualità di vita: “A pochi metri da noi le finestre dei vicini, ci toglierà luce e spazio”

In alto, il rendering del progetto “NestMe“ Un palazzo di cinque piani dove sorgeva un capannone A sinistra una foto scattata il 21 gennaio dal condominio di via Veratti

In alto, il rendering del progetto “NestMe“ Un palazzo di cinque piani dove sorgeva un capannone A sinistra una foto scattata il 21 gennaio dal condominio di via Veratti

Milano, 29 gennaio 2025 – L’allarme nel condominio, al vedere ruspe e operai al lavoro nel cortile sotto le finestre in via Veratti, è sfociato in un nuovo esposto alla Procura, presentato ieri, per “valutare la possibilità di procedere al sequestro dell’area di cantiere”. Un nuovo capitolo nella battaglia contro un progetto che cambierà il volto della via privata della Bindellina: il cuore del borgo Cagnola, zona anticamente contadina e dal passato operaio, a poca distanza dal Portello e dall’ex area industriale Alfa Romeo. Una battaglia che si inserisce nella più ampia partita dell’urbanistica milanese.

Dai campi al cemento

“Quando ero piccola qui c’erano ancora alcuni campi e lavoravano i contadini”, spiega uno dei residenti riuniti nel comitato Bindellina, strada battezzata così per le sue caratteristiche: una “fettuccia“ lunga e stretta, incastrata fra i palazzi. “Chiediamo che non vengano costruite case nei cortili – prosegue la residente –. Un palazzo di cinque piani toglierebbe sole e vista alle case circostanti, oltre all’impatto di nuovi residenti sui servizi nel quartiere”.

Il palazzo di cinque piani che dovrebbe vedere la luce dove sorgeva un capannone
Il palazzo di cinque piani che dovrebbe vedere la luce dove sorgeva un capannone

Aria di rivolta

L’area, un tempo occupata da un capannone, dovrebbe ospitare il nuovo complesso residenziale NestMi. Uno dei vari progetti che erano stati autorizzati in passato con Scia, tra le contestazioni al centro della serie di inchieste della Procura di Milano su presunti abusi edilizi e nuove costruzioni fatte passare per ristrutturazioni. Oltre al comitato di quartiere, si sono opposti i residenti del condominio di via Veratti 2, lo stabile che subirebbe il maggiore impatto dovuto alla costruzione del palazzo, assistiti dall’avvocata Veronica Dini e dallo studio Saltalamacchia. 

Il caso di via Gassendi

Lo scorso ottobre il Comune aveva ordinato di “sospendere le opere intraprese nel fabbricato” al civico 12 di via Gassendi, accogliendo le richieste dei legali. La proprietà avrebbe presentato quindi un’istanza di permesso di costruire in cui la qualifica edilizia dell’intervento è “nuova edificazione”. Nelle scorse settimane sono ricominciati i movimenti nel cantiere, e il 22 gennaio i legali hanno scritto una lettera al Comune sottolineando, anche attraverso le foto allegate, che “l’operatore non sta eseguendo solo una attività di messa in sicurezza, bensì anche e soprattutto le opere previste dalla Scia, che consistono in primo luogo nell’integrale demolizione del fabbricato esistente e nella successiva edificazione del piano interrato”. 

La richiesta

Da qui la richiesta di una “verifica più puntuale della situazione” e un nuovo provvedimento per bloccare i cantieri perché, secondo i firmatari, “le opere edilizie in corso di esecuzione in assenza di idoneo titolo costituiscono un abuso”. Una lettera, rimasta senza risposta, seguita da un’integrazione al primo esposto contro il progetto presentata ieri alla Procura. L’avvocata Dini, “in assenza di qualunque riscontro da parte dell’amministrazione comunale” chiede di disporre accertamenti e “valutare la possibilità di procedere al sequestro dell’area del cantiere” per stoppare i lavori.

“Per anni abbiamo dovuto convivere con il rumore dei server in funzione nel capannone che è stato demolito – spiega Andrea Buzzi, che abita nel condominio in via Veratti 2 – e se dovesse essere edificato il palazzo di cinque piani perderemmo sole, luce e aria, trovandoci con le finestre dei vicini a pochi metri dalle nostre”.