Sono stati prosciolti ieri, per ritiro della querela della parte offesa, Andrea Beretta, l’ormai ex capo della Nord interista fermato il 4 settembre per l’omicidio di Antonio Bellocco, l’ex calciatore Davide Bombardini e l’altro ultrà nerazzurro Claudio Morra. In primo grado, il Tribunale aveva condannato i primi due a 6 mesi (con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale) e il terzo a 10 mesi, riqualificando il reato da tentata estorsione nei confronti di un imprenditore edile, come contestato dal pm Leonardo Lesti, ad esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Secondo l’accusa che aveva portato al processo, l’ex centrocampista Bombardini, ora imprenditore, avrebbe provato a ottenere da un cinquanrtanovenne, in modo illecito e con minacce, 100mila euro. Stando all’imputazione, i tre, assieme a una persona "rimasta ignota", avrebbero tentato di costringere "con minaccia" la presunta vittima "a consegnare dapprima a Bombardini", poi a Beretta e Morra, "la somma di 100mila euro".
Ieri, però, la terza sezione penale della Corte d’Appello ha stabilito il "non doversi procedere" per la remissione della querela per Beretta, difeso dall’avvocato Mirko Perlino, per Bombardini, assistito dall’avvocato Danilo Buongiorno, e per l’altro imputato. Revocati dai giudici anche i risarcimenti che erano stati decisi in primo grado. Come detto, Beretta, quarantanovenne pluridaspato e per anni al vertice del tifo organizzato di fede interista, è finito in cella non più tardi di tredici giorni fa dopo aver assassinato con ventuno coltellate il trentaseienne Antonio Bellocco, esponente dell’omonima famiglia di ’ndrangheta.