Minacce e insulti a Sesto San Giovanni, il racconto di Roberto Di Stefano

Sesto San Giovanni: il Sindaco Di Stefano riceve minacce e insulti anonimi. Denuncia e presidio fisso al palazzetto come segnale forte di contrasto all'illegalità. Di Stefano in un programma di Anci per sensibilizzare i sindaci sui reati subiti senza consapevolezza.

Era il 5 settembre 2017 quando arrivò una lettera minatoria. Messaggi minacciosi e offensivi in una missiva anonima spedita in Comune tramite posta ordinaria. A darne comunicazione fu lo stesso sindaco Roberto Di Stefano (nella foto), che solo tre mesi prima aveva vinto le elezioni, portando per la prima volta il centrodestra in piazza della Resistenza. La denuncia alle forze dell’ordine e poi un presidio fisso al palazzetto. È stato quello il primo caso di ingiurie, che sono poi continuate fino a oggi e che hanno fatto entrare il primo cittadino sestese nell’elenco dei sindaci minacciati, stilato da Avviso Pubblico. "Davanti a questi episodi, la risposta non può che essere la denuncia, che si caratterizza come un segnale forte di contrasto all’illegalità, diventando esempio per tutti i cittadini", spiega Di Stefano. Negli anni ci sono stati altri casi, legati più che altro al tema casa. Dopo ogni pubblicazione delle graduatorie degli assegnatari delle case pubbliche, sono arrivate altre minacce e altri insulti. Verbali, ma anche a mezzo social che non si sono mai concretizzati in azioni concrete. "È necessario essere consapevoli che oltre alle minacce esplicite, c’è un ventaglio di possibili intimidazioni implicite, ma ugualmente gravi, che sindaci e funzionari pubblici possono subire senza averne consapevolezza", commenta Di Stefano. Che, all’interno dell’Associazione dei Comuni italiani, ha avviato un programma proprio sul tema. "In qualità di presidente del dipartimento Sicurezza di Anci, insieme ad Alessandra Dolci, procuratore aggiunto e capo della direzione distrettuale antimafia di Milano, abbiamo messo in atto progetti per sensibilizzare gli amministratori locali rispetto ai reati che possono subire senza averne reale coscienza".

Laura Lana