Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/
La Bmw X1 bianca ferma all’incrocio tra via Monreale e piazzale Zavattari. Un uomo davanti al Suv, steso sull’asfalto con le braccia larghe. "A terra! A terra!", urla un agente dietro la portiera della Volante. Due minuti interminabili, ripresi dallo smartphone di un passante. Poi arrivano gli altri equipaggi dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, e scattano le manette per il conducente (che sarebbe pure l’intestatario del veicolo) e i quattro passeggeri che lunedì sera hanno ignorato l’alt in piazzale Segesta, provando con la loro macchina a investire i poliziotti (che sono riusciti a spostarsi in tempo per poi sparare quattro colpi alle gomme) e dando vita a un inseguimento thrilling. Durante la fuga, hanno lasciato per strada una pistola mitragliatrice Uzi in via Paravia e un silenziatore e una cinquantina di proiettili calibro 9x21 in piazzale Esquilino. I cinque sono stati arrestati per porto abusivo di arma e munizionamento da guerra e resistenza a pubblico ufficiale: stamattina, difesi dagli avvocati Ermanno Gorpia ed Elena Refaldi, si presenteranno in udienza davanti al giudice Stefania Donadeo; il pm di turno Stefano Ammendola ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere.
Tra loro spicca il nome del pluripregiudicato Francesco Pellegrini: inizi da rapinatore, è stato arrestato il 23 ottobre 2018 dai carabinieri nell’operazione Quadrato, che ha smantellato una maxi piazza di spaccio a Corsico. Secondo quanto riportato nell’ordinanza del gip Teresa De Pascale su richiesta dell’aggiunto Laura Pedio e del pm David Monti, era lui "l’ufficiale di campo" dei fratelli Francesco e Antonio Barbaro, ritenuti dagli investigatori le nuove leve del traffico di droga legato al clan di ’ndrangheta che porta il loro nome e quello dei Papalia (sono nipoti di Francesco e pronipoti di Rocco). Per l’accusa, il trentanovenne era colui che metteva in pratica le indicazioni dei presunti capi dell’associazione a delinquere, "organizzando i covi e i magazzini di deposito e confezionamento dello stupefacente e sovrintendendo alla sorveglianza sull’attività dei custodi, curando personalmente anche il taglio e il confezionamento dei singoli involucri".
Una sorta di raccordo tra i grossisti e i pusher nordafricani che smerciavano coca, hashish e marijuana al dettaglio nei bar gestiti da titolari compiacenti. In primo e secondo grado, Pellegrini è stato condannato a 8 anni e 10 mesi di reclusione, ma fino a lunedì era fuori con l’obbligo di firma, in attesa del pronunciamento definitivo della Cassazione. Nella Bmw c’erano altri due volti noti alle forze dell’ordine: il trentenne di Casorate Primo Giuseppe S. e il ventiduenne Alessandro Domenico C., nativo di Pietra Ligure, condannato in via definitiva nel 2019 per un assalto in un supermercato con pistole-giocattolo. Cosa ci facevano i tre (e due incensurati di 25 e 26 anni) con una mitraglietta Uzi in macchina?
È la domanda a cui stanno cercando di dare risposta in queste ore gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì. L’arma da guerra di fabbricazione croata è stata presa in consegna dagli esperti della Scientifica, che la passeranno al setaccio per accertarne la provenienza e per verificare se abbia sparato di recente o in passato. Poi bisogna capire se Pellegrini e gli altri avessero a disposizione la pistola mitragliatrice già da qualche tempo (e se fossero in giro per venderla a qualcuno) o se invece se la siano procurata proprio lunedì sera, prima di essere intercettati in piazzale Segesta dalla Volante nel corso di un normale servizio di controllo del territorio. Difficile, ma non ancora escluso, che i cinque siano usciti con una sola auto per compiere una rapina. Tutte le ipotesi restano in campo, compresa la più allarmante: quella che porta a un raid punitivo contro qualche nemico.