“Gli studenti ammessi alla nostra università hanno provenienze diverse, arrivano da più parti del mondo e, uno dei nostri obiettivi, è proprio favorire l’incontro tra più culture. Ma con la garanzia che tutti si sentano al sicuro”. A parlare è Pietro Sirena, professore di Diritto civile dell’università Bocconi, direttore della Scuola di giurisprudenza e prorettore per le questioni legali, nonché presidente della commissione disciplinare che lo scorso anno ha valutato il caso dello studente accusato di pesanti molestie da parte di tre ragazze del campus.
Lo studente ha quindi lasciato la Bocconi? Da quanto tempo?
“Purtroppo non è possibile fornire informazioni legate al caso, perché vige l’obbligo di riservatezza. Posso dire che c’è un codice etico, di comportamento, che gli studenti sottoscrivono nel momento in cui si iscrivono all’ateneo, e che viene “ricordato“ nell’arco di tutto il corso di studi. È estremamente importante che tutti mantengano un comportamento conforme ai nostri standard, ovunque si trovino – nelle residenze, nei luoghi di studio e di svago eccetera –. (Nel codice d’onore della Bocconi, tra le condotte da seguire si indica chiaramente che occorre “promuovere una cultura rispettosa e collaborativa che non tollera alcun tipo di discriminazione, bullismo o molestie, ndr”). Evidentemente, abbiamo ritenuto che il codice etico sia stato violato, applicando di conseguenza le sanzioni disciplinari previste”.
Questo per garantire la sicurezza?
“Esattamente. Nella nostra università ci sono migliaia di ragazzi che provengono da Paesi diversi ed è certamente positivo che vengano a contatto, che si generino scambi. Ma quanto più si intensifica questo scambio, questo incontro tra culture e mentalità diverse, che è uno dei nostri obiettivi, tanto più è necessario garantire che tutti si sentano a loro agio. C’è molta vita accademica, studentesca, in vari ambienti. E in qualsiasi luogo non può venire meno quel “patto“ sottoscritto, per il bene di tutti”.
A livello generale, se una studentessa o uno studente sente la necessità di segnalare un fatto spiacevole o una molestia, a chi può rivolgersi in università?
“Abbiamo un “anti discrimination desk“, uno sportello apposito al quale ci si può rivolgere per segnalare o chiedere aiuto. Molto importante è anche il servizio di supporto psicologico, sempre a disposizione. Pensiamo a quanto sia necessario tutto questo, per dei ragazzi che sono spesso lontani da casa, che si ritrovano in un ambiente del tutto nuovo, senza la famiglia vicino, e che sono molto giovani, poco più che maggiorenni. E poi non bisogna dimenticare che c’è il prorettore che si occupa di “inclusion diversity“, per dare a tutti parità di condizioni e opportunità per esprimere sé stessi”.
A gennaio del 2022 era stato attivato anche il “servizio di accompagnamento“ per gli studenti che, di sera, raggiungono le residenze tagliando il parco Ravizza. È ancora attivo?
“Sì, è ancora attivo. Ed è un altro servizio che contribuisce a far sentire gli studenti a proprio agio. Abbiamo diverse residenze universitarie, con posti letto al di là della circonvallazione. È essenziale, ribadisco, che tutti si sentano sicuri. Continuiamo a lavorare in questa direzione”.