
"Migliaia di psicologi in Lombardia rischiano di non poter svolgere la loro attività in libera professione negli appartamenti se non si adeguano a requisiti previsti dall’Ats per gli studi professionali. Il setting diventa improvvisamente non a norma, sebbene queste specifiche non determinino alcuna miglioria alla qualità dell’ambiente dove si svolgono le sedute". Ad affermarlo Alessio Girolo, 40 anni, psicologo clinico e psicoterapeuta analista di San Donato Milanese.
Qual è nel dettaglio il problema?
"Le richieste per l’adeguamento degli studi professionali delle professioni sanitarie obbediscono a un identico setting. Senza fare nessun distinguo per la professione degli psicologi e psicoterapeuti che, a differenza di altre professionalità sanitarie, non comporta in alcun modo la manipolazione del corpo dei pazienti ma solo l’instaurazione di un dialogo. Inoltre è prassi comune nella libera professione esercitare in appartamento. Succede sin dagli albori della disciplina e per un motivo ben preciso: accogliere un paziente che dovrà fare un lavoro di analisi in un contesto domestico lo mette a suo agio. Le note regionali chiariscono che non sono necessari il lavabo o le pitture lavabili sulle pareti. Ma rimangono in piedi dei requisiti strutturali che non hanno senso e difficilmente si possono applicare in un contesto domestico".
Cosa c’è che non le torna?
"La cosa peggiore è il requisito dei servizi igienici che devono prevedere sia il bagno che l’antibagno. Nel mercato immobiliare milanese non esistono case con queste caratteristiche. Ne deriva che per chi esercita la professione in appartamento sarebbe necessario fare dei lavori edili per ristrutturarlo ed adeguarlo alle richieste di Ats. L’ostacolo principale è per chi si trova in affitto: il proprietario di casa potrebbe non essere d’accordo ad acconsentire modifiche strutturali all’alloggio. Anche nel caso fortunato in cui dicesse di sì, si potrebbe non essere nelle condizioni economiche di sobbarcarsi il costo sostenuto delle ristrutturazioni. Cambiare alloggio potrebbe rivelarsi un boomerang, con la perdita dell’avviamento professionale e di quella rete di contatti che si è riusciti a costruire negli anni nel territorio. E il rischio lo corrono pure i pazienti che potrebbero non seguire più il professionista e interrompere le terapie, con tutte le conseguenze del caso". La sua richiesta?
"Le disposizioni di Ats sono eccessive. Io credo che per gli studi degli psicologi sarebbe più che sufficiente se corrispondano ai normali requisiti per l’abitabilità di un immobile. Una questione di buon senso". A.L.