GIULIA BONEZZI
Cronaca

Il cuore delle donne è diverso: al Monzino un centro dedicato a loro

Le femmine muoiono di ictus e di infarto più dei maschi, ma il 68% delle italiane pensa ancora che le malattie cardiovascolari siano "roba da uomini". Al Centro cardiologico Monzino un ambulatorio valuterà i profili di rischio

Da sinistra Daniela Trabattoni, Barbara Cossetto, Caterina Caselli, Elena Tremoli

Milano, 15 dicembre 2016 - Il cuore delle donne è diverso da quello degli uomini. No, qui non parliamo di psicologia e sentimenti, ma proprio del muscolo cardiaco e dell'apparato cardiovascolare. E di una convinzione, diffusa non solo in Italia, e sbagliata: che il cuore delle donne si ammali di meno di quello degli uomini. Invece le patologie cardiovascolari le uccidono di più: sono fatali per il 43% della popolazione femminile - contro il 35% di quella maschile -, 123 mila italiane ne muoiono ogni anno. Tre milioni di donne, nel mondo, muoiono di ictus, responsabile dell'11% delle loro morti (e dell'8,4% di quelle degli uomini). In almeno un caso su tre, le malattie cardiovascolari avrebbero potuto essere prevenute con lo stile di vita. Tuttavia, il 68% delle italiane la trascura, e trascura la diagnosi precoce, perché pensa che l'infarto sia "un problema degli uomini". Lo dice l'ultimo studio sulla loro percezione del rischio, che è del 2000, chiarisce Daniela Trabattoni, responsabile del Monzino Women: un ambulatorio dedicato che aprirà a fine gennaio al centro cardiologico - l'unico ospedale in Italia interamente dedicato al cuore -, sul modello dei Women's Heart Center di cui si sono dotati i più importanti ospedali americani. 

Il cuore delle donne è diverso, spiega Elena Tremoli, direttore scientifico del Centro cardiologico Monzino, anche se per anni è stato trattato come quello dei maschi, sia nella valutazione del rischio, sia per le terapie. Le ragioni affondano nella storia della medicina - solo il 24% dei partecipanti al corpus degli studi sulle malattie cardiovascolari è donna - "ma anche noi abbiamo le nostre colpe - avverte Tremoli - perché non pensiamo a noi stesse. Dal cardiologo le donne si presentano molto più tardi, rispetto agli uomini", e anche al pronto soccorso in caso d'infarto, che a loro è spesso più difficile da diagnosticare: il 71% manifesta primi sintomi diversi da quelli dei maschi, magari solo affanno e una spossatezza simile a quella provocata da un'influenza. Due su tre, tra quelle che ne muoiono, non ha avvertito dolore toracico

Per le donne sono diversi anche i fattori di rischio. Sia quelli tipici connessi agli stili di vita come il fumo - il 18% delle italiane in menopausa è sopra le dieci sigarette al giorno, le fumatrici rischiano l'infarto 19 anni prima delle altre -, lo stress che sempre più accomuna vite lavorative intense, magari raddoppiate dagli impegni domestici, la depressione: "Le donne sono estremamente fragili da questi punti di vista". E poi ci sono fattori di rischio di genere, che aumentano dopo la menopausa, nella "seconda metà della vita" in cui il 58% delle italiane è ipertesa, il 51% ha il colesterolo alto, il 67% è sovrappeso o proprio obesa, il 41% ha uno stile di vita sedentario, il 12% ha il diabete - e di queste il 28% non sa di avere la glicemia troppo alta. "Ci possono essere - spiega Tremoli - segnali che compaiono prima", come il diabete, l'ipertensione in gravidanza o un parto pre-termine, e intervenendo per tempo consentono di prevenire la patologia. Ci sono anche precedenti clinici che predispongono al rischio cardiovascolare, come certe patologie immunitarie, o certe terapie, come quelle ormonali per l'ovaio policistico, o quelle di chi ha avuto un tumore: il 25-30% di chi si è sottoposta a radioterapia dopo 10-15 anni può sviluppare una patologia arteriosclerotica. 

All'ambulatorio Monzino Women si potrà accedere con un'impegnativa del medico per una normale visita cardiologica, pagando il ticket e telefonando a un numero dedicato. Un primo screening individuerà le pazienti: donne dai 35 anni in su, che non hanno avuto ancora patologie manifeste o eventi cardiovascolari, ma presentano profili di rischio per familiarità, storia clinica o stili di vita. Uno screening a tutto tondo - con un percorso diagnostico strumentale privilegiato, e la collaborazione di cardiologo, ipertensivologo, aritmologo ed emodinamista, ma anche ginecologo, nutrizionista, diabetologo, lipidologo e psicologo, se necessario -, al termine del quale si deciderà il da farsi per prevenire la malattia: da un cambiamento nello stile di vita a vere terapie. Ma un altro obiettivo è fare ricerca: "Chi accede - spiega Trabattoni - potrà partecipare a programmi di screening, diretti anche a individuare fattori di rischio nuovi". A partire da un questionario che sarà distribuito alle pazienti, si contribuirà anche ad aggiornare i dati nazionali sulla percezione della malattia. L'altro scopo del Monzino Women è fare educazione e sensiblilizzazione, con incontri aperti a tutte e con i medici di base, per rendere consapevoli le donne e far sì che inizino per tempo a prendersi cura del proprio apparato cardiovascolare. La prima testimonial, anzi la "voce", è la cantante e produttrice discografica Caterina Caselli: "Ho conosciuto il Monzino, come tante, accompagnando qui mio marito: tutte tendiamo a pensare prima ai nostri uomini. Il cardiologo mi ha detto: 'E tu?' 'Io sto bene'. 'Allora è questo il momento di andare a vedere come sta il tuo cuore' ".