Milano – A Milano è tornato il morbillo. La malattia era praticamente sparita durante la pandemia ma dall’autunno scorso sono tornati a registrarsi dei casi. Stando a un'analisi pubblicata su Eurosurveillance, rivista dello European Centre for Disease Prevention and Control, da settembre 2023 a marzo 2024 sono stati registrati 30 casi di infezione, più di un terzo di tutti i casi registrati da agosto 2019 ad agosto 2023. Tredici dei casi sono stati confermati dalle analisi. Per otto di loro è stato necessario il ricovero.
L’indice di trasmissibilità
"Essendo il morbillo una malattia con un indice di trasmissibilità R0 molto alto (ogni caso ne può generare 13-15), e avvenendo il contagio attraverso il respiro, l'unica strategia - aveva spiegato il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco parlando della crescita di casi a livello europeo - è la vaccinazione". Oltre a proteggere i non vaccinati, secondo l'esperto occorre "recuperare le seconde dosi mancate per quanto riguarda i giovani", mentre "fra gli adulti bisogna puntare ai soggetti più esposti, come insegnanti e operatori sanitari".
"Il morbillo ha un indice di trasmissibilità R0 molto alto: ogni caso ne può generare 13-15”
I casi autoctoni
Secondo la ricerca, coordinata dall'Università degli Studi di Milano, la gran parte delle persone infettate sono adulte (con un'età media di 33 anni) e la maggioranza delle infezioni è correlata a viaggi all'estero (Indonesia, Malesia, India, Uzbekistan, Thailandia). Non mancano però i casi autoctoni. Due, in particolare, sono stati confermati e le analisi genetiche hanno mostrato che i due pazienti sono stati infettati dallo stesso ceppo del virus del morbillo. Nonostante ciò, tra i due casi non è stato rilevato nessun collegamento epidemiologico: ciò “suggerisce la presenza di casi non riportati", sottolineano i ricercatori.
Cosa fare contro l’aumento del morbillo nel Milanese
Tra le persone infettate, c'è anche un operatore sanitario. "Il morbillo è in aumento nella Città metropolitana di Milano e nelle zone limitrofe, soprattutto tra gli adulti, coinvolgendo anche i vaccinati e gli operatori sanitari", si legge nello studio. “Anche se non abbiamo ancora identificato epidemie estese e dirompenti, il rafforzamento della sorveglianza della febbre e delle eruzioni cutanee e le attività di vaccinazione di recupero sono fondamentali per contribuire a limitare l'impatto della trasmissione transfrontaliera a seguito di viaggi verso Paesi endemici e facilitare il controllo di nuovi focolai”, concludono i ricercatori.
Il ruolo del vaccino nella storia della malattia
"Prima dell’introduzione del vaccino contro il morbillo negli anni 60, e dei programmi estesi di vaccinazione, si verificavano epidemie all’incirca ogni due o tre anni che, a livello globale, causavano un numero stimato di 2,6 milioni di morti ogni anno – spiega l’Iss (Istituto Superiore di Sanità) –. Grazie alla vaccinazione, si è verificata una significativa riduzione dell’incidenza del morbillo nel mondo. Tuttavia, la malattia rimane un’importante causa di morbilità e mortalità: si stima che nel 2022 siano morte di morbillo 136.200 persone, per lo più bambini di età inferiore ai cinque anni. La maggior parte dei decessi avviene in Paesi sottosviluppati”.
Morbillo: sintomi e complicanze
“La maggior parte delle persone guarisce entro due-tre settimane – spiega l’Iss - tuttavia, la malattia può avere un decorso grave e determinare gravi complicanze e anche il decesso. Le complicanze possono riguardare fino al 30% dei casi (o una percentuale ancora più elevata nei Paesi poveri). I bambini sotto i 5 anni di età, gli adulti di età superiore a 20 anni, le donne in gravidanza e le persone con deficit immunitario hanno il rischio più elevato di complicanze. Le complicanze più gravi sono la polmonite (che può complicare 1- 6% dei casi) e l’encefalite acuta (0,1% o 1 caso su 1000). Altre complicanze includono l’otite media, la laringotracheobronchite, la diarrea, la disidratazione, la cheratite, la trombocitopenia, e le convulsioni febbrili. Il 20-30% dei casi complicati da encefalite acuta ha esiti permanenti a livello neurologico”.