GIULIA BONEZZI e GIULIANA LORENZO
Cronaca

La corsa del morbillo: 52 casi a metà 2024, il boom tra Milano e Lodi. L’allarme dei medici: “Pochi immuni fra trentenni e quarantenni”

Dagli esperti dell’Ats Milano che monitorano l’andamento dei contagi arriva un invito: “Meglio vaccinarsi che essere esposti al contagio senza difese”. Si alza la guardia anche sulla scarlattina

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I casi di morbillo sono monitorati da medici, Asl-Ats e dal ministero della Salute

Milano, 26 agosto 2024 – “Salve, chiamo dall’Ats di Milano, lei era sul tal volo da Parigi?” La telefonata arriva inattesa un mattino d’agosto, per informare il viaggiatore che sul suo stesso aereo c’era una persona col morbillo, chiedergli se l’abbia avuto o se sia vaccinato e, in caso contrario, proporre un appuntamento per vaccinarsi gratis già l’indomani. Segue rapido consulto di mamma e libretto vaccinale: il passeggero è giovane, la trivalente Mpr (morbillo, parotite, rosolia) l’ha fatta da piccolo, nessun problema. Scene da un mondo post-pandemico in cui si tracciano, nei limiti del possibile, le malattie infettive. Figurarsi la più contagiosa di tutte, una vecchia conoscenza che si trasmette per via aerea e al cui R0 tra 12 e 18 – cioè un malato può infettare fino a 18 persone – il coronavirus si è solo avvicinato con le varianti post-Omicron (la versione base del 2020 arrivava a un numero di riproduzione di 3).

Il tracciamento

Per una persona non immunizzata attraverso il vaccino o per aver avuto il morbillo “stare anche non vicinissimo a un individuo contagioso senza protezioni rappresenta un rischio di contrarre questo virus – spiega Marino Faccini, direttore del dipartimento di Igiene e prevenzione sanitaria dell’Agenzia di tutela della salute Metropolitana -. Per questo viene sempre effettuato il tracciamento dei “contatti di volo”, con la comunicazione al ministero e la proposta, in caso di esposizione di una persona che non sia certa d’essere già immunizzata, di vaccinarsi il prima possibile con una corsia preferenziale”.

La ripresa dopo la pandemia

Il morbillo è una delle malattie infettive che hanno rialzato la testa dopo la pausa pandemica, quando isolamento, scuole chiuse e mascherine hanno fatto crollare la circolazione di virus e batteri: il report dell’Ats Metropolitana sui primi sei mesi del 2024 censisce 52 casi tra le province di Milano e Lodi, più di dieci volte i cinque che erano stati registrati in tutto il 2023; altrettanti (cinque) nel 2022 e nel 2021, nel 2020 erano stati dieci. Dall’inizio dell’anno il morbillo ha ripreso a correre a una velocità che torna ad avvicinarsi, pur non eguagliandola, a quella del 2019, “anno epidemico” in cui si contarono 190 malati tra la città metropolitana e il Lodigiano.

Il rimbalzo post pandemico ha riguardato anche altre malattie infettive monitorate nel report. Non tutte: la varicella, che tra il Milanese e il Lodigiano aveva colpito ben 5.457 persone nel 2019 per precipitare progressivamente a 769 casi nel 2020, 150 nel 2021 e 168 nel 2022, con 158 infezioni in sei mesi si accinge a restare in linea con le 330 scoperte nel 2023. Ma qui, sottolinea il dottor Faccini, c’è lo zampino del vaccino, obbligatorio per i nuovi nati dal 2017 in poi e aggiunto all’Mpr, diventato Mprv, che si somministra tra i 12 e i 15 mesi con richiamo a 5-6 anni “e ha portato a una forte riduzione della malattia”.

Al contrario la scarlattina, patologia di origine batterica (la provoca lo streptococco beta-emolitico di gruppo A) per la quale non esiste un vaccino, ha ripreso alla grande già l’anno scorso e con 2.687 infezioni da gennaio a giugno 2024 potrebbe superare i 4.871 casi totali del 2023; che erano già venti o anche quaranta volte quelli degli anni pandemici (371 nel 2020, 103 nel 2021 e 264 nel 2022), ma pure quasi il triplo dei 1.681 del 2019. “La ridotta circolazione del patogeno a causa delle restrizioni ha fatto sì che tanti bambini non l’abbiano avuta - spiega l’esperto –. Così ora si sta diffondendo di più”.

Il rischio per gli adulti

L’anomalia del morbillo, rispetto alla scarlattina che “colpisce soprattutto i bambini sotto i dieci anni”, è che “la stragrande maggioranza di chi si ammala è adulto. L’età media dei nostri contagiati è 32 anni, la fascia in cui si registrano più casi quella dei trenta-quarantenni, insieme ai bimbi sotto l’anno d’età che non si possono ancora vaccinare”. Paradossalmente sono i genitori, o comunque gli adulti a contagiarli, a differenza di quanto avviene di norma per le malattie “dell’infanzia”. I “grandi”, al pari dei neonati e dei lattanti, “sono anche le fasce d’età più colpite da complicanze del morbillo come polmonite, epatite, encefalite - chiarisce il direttore della Prevenzione dell’Ats –. Almeno un terzo degli adulti che lo contraggono finisce ricoverato in ospedale”.

La generazione di mezzo

Alla base dell’impennata del morbillo c’è un gap generazionale nell’immunizzazione della popolazione, che però, sottolinea Faccini, non è dovuto a un crollo recente delle vaccinazioni infantili, né ai postumi di quello di una decina d’anni fa, causato dalla bufala globale su una correlazione con l’autismo sulla quale hanno lucrato molti ciarlatani e alcuni medici, in parte poi radiati. “Quella crisi è stata superata con l’introduzione dell’obbligo vaccinale scolastico nel 2017 - spiega Faccini –. Oggi tra i bambini la copertura supera il 95%, è altissima pure tra i giovani fino a vent’anni. Tra i venti e i trenta scende progressivamente fino al 70%; tra trentenni e quarantenni è bassa, perché il vaccino in Italia è stato introdotto negli anni Ottanta ma all’inizio pochissimi lo facevano”. Contemporaneamente queste generazioni hanno vissuto in un mondo in cui il morbillo circolava meno, grazie alla copertura vaccinale delle successive e all’immunizzazione naturale delle precedenti che l’hanno contratto da bambine (coi rischi annessi, all’epoca la mortalità infantile era ben più elevata); e oggi si trovano scoperte.

L’offerta del vaccino

Anche sapere se si è immuni non è scontato: “Difficilmente un trenta-quarantenne ha accesso al suo libretto vaccinale, e i ricordi, anche dei genitori, non sono sempre attendibili – osserva Faccini –. Nel dubbio è meglio vaccinarsi: è gratis, basta rivolgersi a un centro vaccinale senza bisogno di prescrizione”. Statisticamente oggi un milanese adulto dovrebbe temere il morbillo più del vaiolo delle scimmie, che “qui è molto marginale: sinora abbiamo avuto solo casi di tipo 2 a trasmissione sessuale “allargata” (contatto cutaneo, ndr), nessuno grave. L’incognita riguarda un possibile arrivo del clade 1, ma su una sua diversa trasmissibilità o mortalità non abbiamo certezze. Al momento il morbillo ci preoccupa assai più del vaiolo delle scimmie”.