Milano, 14 agosto 2024 – Dalle armi alla tonaca, la vita di Angela Corradi è stata segnata da un cambio di rotta inimmaginabile per chi era solito vederla al fianco di Renato Vallanzasca e ai compagni della Banda della Comasina. Nata e cresciuta nell’allora disgregato quartiere di Affori in una famiglia circense, divenne ex modella e poi gangster, arrestata e condannata, dopo il carcere si è convertita a Dio ed è diventata una suora laica. Una vita straordinaria che si è ora conclusa a 73 anni.
Raccontò la sua conversione al Meeting di Rimini nel 1983, in un tripudio di applausi dei ciellini presenti. “Quando il Signore è venuto da me – disse – non avevo nessuna intenzione di cambiare. Sono in casa, sto cercando di uscire e sono armata; i soli progetti che ho sono progetti di uccidere e il Signore mi si presenta. Non la sua immagine, ma la sua voce, per intero. Come ho fatto a sapere che era Dio? L’ho saputo e basta”.
La vita di Angela Corradi insieme alla Banda della Comasina
Per i giornali era “la pupa della banda Vallanzasca”, per il bel Renè una “sorellina” e il braccio destro, per Vito Pesce una compagna. Approdò nella banda dei gangster della mala milanese per un “atto di ribellione”, tanto da tatuarsi sulla schiena una svastica e su un dito la “N” di nazista con una croce sovrapposta. Prese parte agli anni cruenti in cui le strade della città erano indubbiamente segnate dalla presenza delle bande e dalla paura che incutevano negli abitanti.
Contro Francis Turatello e il Tebano Epaminonda, Vallanzasca e compagni incarnarono la banda della Comasina di cui Angela prese il posto dell’unica donna tra i rapinatori più conosciuti degli anni settanta. Una donna in grado di mettere in riga le teste calde del gruppo, secondo Vallanzasca “una forza della natura e una femmina da sballo”, l’Angelina era “bella, intelligente, simpatica, capace di essere dolcissima. Ma quando si trattava di dimostrare carattere e coraggio, pure l’uomo con cui stava faceva bene a non contraddirla. Troppo giusta”.
La conversione di Angela Corradi
Poi però, senza preavviso, Corradi conosce Dio, “non la sua immagine, ma la sua voce, per intero. Come ho fatto a sapere che era Dio? L'ho saputo e basta”, ha raccontato dal palco del Meeting di Comunione e Liberazione nell’agosto del 1983. E da quel momento decide di cambiare la direzione della sua vita e delle sue giornate, tutte rivolte verso i più deboli: il suo impegno per i drogati e soprattutto per i detenuti riuscirono a far parlare più delle indagini sul suo conto. “Dire che il carcere è un inferno è semplicistico. Paradossalmente l'universo carcerario è il luogo più vicino alla speranza, perché lì l'uomo è ridotto alla domanda su di sé, lì è lo scheletro della dignità, totalmente indifeso”, racconta Suor Angela dal palco del Meeting, lei che a San Vittore era stata reclusa cinque anni “vuota, arida e persa”.
Si potrebbe pensare a una biografia contraddittoria, dove la svastica sulla schiena ha stonato con la tonaca nera che ha scelto di indossare, eppure una caratteristica ha segnato sia la prima che la seconda fase della vita di Angela Corradi: l’intensità viscerale con cui ha vissuto, prima i desideri di morte e poi quelli di eternità e che ha reso la sua storia, una storia unica.