MARIO CONSANI
Cronaca

Milano, morì per un intervento estetico: condanne definitive a tre medici

"Sedazione fatale". Respinti i ricorsi di chirurghi e anestesista

Rosa Angela Lavorgna, 46 anni, con il marito

Milano, 25 novembre 2018 - Era un banale intervento estetico alle palpebre ma Rosa Angela Lavorgna, infermiera di 46 anni dell’ospedale Maggiore di Lodi, morì a causa di un dosaggio troppo elevato dell’anestetico usato per sedarla durante l’intervento di blefaroplastica, nel maggio del 2015 in una clinica privata per vip.

Ora la Cassazione ha reso definitive le condanne per i tre medici accusati di concorso in omicidio colposo. Due anni e otto mesi di reclusione per il chirurgo plastico Valentina Lazzati; un anno, sette mesi e dieci giorni per il suo collega Umberto Napoli; la pena più severa per l’anestesista Stefano Aina: tre anni, sette mesi e dieci giorni perché rispondeva anche di peculato per aver sottratto dall’ospedale di Legnano, in cui lavorava, il farmaco che poi si rivelò fatale per la paziente. Nelle motivazioni​ della sentenza con cui la Suprema ha respinto i ricorsi degli imputati, i giudici tornano sulle cause della morte della donna. Rosa era «paziente poliallergica ed asmatica (...) ed era stata appena sottoposta ad anestesia locale» ma «i medici non si preoccuparono nemmeno di verificare la tolleranza della paziente ai sedativi da somministrare». Uno dei quali, il Propofol, «non è utilizzabile in piccoli interventi a regime ambulatoriale (...) ed inoltre non può essere impiegato quando la struttura in cui si procede (il «Centro medico Montenapoleone», clinica che si era limitata solo a mettere a disposizione la sala operatoria, ndr) è sprovvista del tubo endotracheale e degli altri presidi di emergenza».

Perché in realtà, come scrivono i giudici, una banale tracheotomia avrebbe salvato l’infermiera, ma «nella precisata struttura non vi erano mezzi idonei per seguire e fronteggiare le possibili evoluzioni delle condizioni di salute del paziente indotte da tali farmaci». E i tre medici condannati ne erano perfettamente consapevoli. Rosa Angela lavorava nel reparto di urologia dell’ospedale di Lodi, e il marito le aveva regalato quell’intervento di chirurgia plastica, per far “ringiovanire” le palpebre. Un’operazione chirurgica tra le più diffuse, considerata banale dagli addetti ai lavori, che solitamente si conclude in mezz’ora. I medici si erano appoggiati alla clinica privata milanese frequentata da molti clienti vip. Ma l’errore nel dosaggio dell’anestetico provocò nella paziente una lenta bradicardia, fino all’arresto cardiaco. La donna venne trasportata d’urgenza all’ospedale Fatebenefratelli, ma non ci fu nulla da fare. Dopo la morte, la Procura aprì un’inchiesta coordinata dal pm Leonardo Lesti. Il processo di primo grado con rito abbreviato si era concluso con le tre condanne che erano state confermate dalla corte d’appello.