A distanza di anni si riapre una travagliata pagina di storia giudiziaria del nostro Paese. La Cassazione ha infatti confermato la riapertura della vicenda giudiziaria sulla morte del carabiniere Giovanni D'Alfonso e di Mara Cagol, moglie di Renato Curcio, durante il blitz per la liberazione dell'imprenditore dello spumante Vittorino Gancia datato 5 giugno 1975.
Gli ermellini hanno respinto il ricorso della difesa di Lauro Azzolini, uno dei nuovi indagati dalla Procura di Torino, contro la revoca da parte del gip della sentenza di assoluzione pronunciata nel 1987 nei confronti dell'allora esponente della colonna milanese delle Brigate Rosse. Oltre ad Azzolini è indagato anche il fondatore delle Br Renato Curcio.
Nell'ordinanza pronunciata dalla Suprema Corte a dicembre, il ricorso viene definito "inammissibile". "Le censure dedotte contro l'ordinanza del gip in data 15 maggio 2023 sono inammissibili perché volte a censurare un provvedimento non autonomamente ricorribile per Cassazione". Una questione molto tecnica, si deduce dagli argomenti della Cassazione, che lascia comunque aperta la possibilità di chiedere di 'cancellare' il provvedimento con cui è stato riaperto il caso nei successivi gradi del procedimento, quindi già davanti al giudice per l'udienza preliminare. Questo perché la revoca della sentenza di fatto avvia "un nuovo procedimento" e solo nell'ambito del nuovo percorso giudiziario sarà possibile presentare l'istanza. Di fatto si va avanti con la Procura di Torino che lavora alla chiusura delle indagini.