Milano, 9 agosto 2023 – Oggi è stato il giorno dei testimoni. Negli uffici della squadra mobile sono state sentite persone vicine a Luca Giuseppe Reale Ruffino, 60 anni compiuti il 24 luglio, re lombardo delle amministrazioni condominiali con un portfolio di 80mila immobili e, da poco, anche presidente della holding “Visibilia” della ministra del Turismo Daniela Santanché. Anche per i collaboratori più stretti resta un suicidio senza alcuna spiegazione, non legato a una depressione evidente e nemmeno ad una eventuale malattia, di cui nessuno sapeva nulla. Non è emerso niente nel comportamento del brillante manager che potesse far presagire un gesto così violento.
Oggi l’autopsia
Toccherà alla procura di Milano mettere in fila fatti e testimonianze, a partire dall’esito dell’esame autoptico che verrà eseguito domani mattina alle 8 all’istituto di medicina legale di via Gorini. Un esame necessario, tanto più quando c’è un fascicolo aperto con una ipotesi di reato, disposto non tanto perché ci siano dubbi sulla volontarietà del gesto, ma più che altro per fugare i dubbi su una possibile malattia terminale di Ruffino. Voce che si è rincorsa negli ultimi tre giorni e che è stata più volte smentita dagli investigatori della procura oltre che dalla famiglia.
I nodi da sciogliere
I quesiti posti dai pm ai medici legali riguardano anche l’orario preciso della morte di Luca Ruffino che si è sparato sabato sera, con la sua pistola, regolarmente detenuta, nel suo appartamento di via Spadolini, a pochi passi dall’università Bocconi. I figli Mattia e Mirko, quest’ultimo da pochi mesi nel cda di Sif italia, hanno rinunciato a nominare un perito di parte che assista all’esame autoptico. "Non lo abbiamo nominato - spiega l’avvocato della famiglia Ruffino, Fabio Re Ferrè - perché abbiamo piena fiducia nella scrupolosità con cui siamo sicuri agirà la Procura”.
Accertamenti su pc, cellulari e chiavette
La relazione finale dei medici legali finirà nel fascicolo aperto per “istigazione al suicidio", insieme all’esito egli accertamenti che nelle prossime settimane verranno condotte sui computer, cellulari e chiavette in uso al manager, dopo che in questi giorni verranno fatte copie forensi dei contenuti. Lì si cercherà un eventuale riscontro all’ipotesi della “istigazione al suicidio”, perché come hanno ricordato i pm che stanno indagando, il loro compito è solo quello di capire se dietro quella morte, aldilà della modalità con cui è avvenuta, ci sia un reato perseguibile.
La confessione: “Ultimi 2 anni molto faticosi”
Anche la compagna di Ruffino, rientrata a Milano, è stata riascoltata oggi dagli investigatori. Ma da quanto ha riferito, così come avevano detto i figli, non ha mai ravvisato una depressione, solo quella sera lo aveva trovato “strano”, “molto abbattuto”. E quella sensazione era giusta perché lo stesso Ruffino in uno dei sei biglietti che il figlio ha trovato accanto al cadavere aveva spiegato di essere molto stressato negli ultimi tempi, raccontando brevemente di una forte stanchezza dovuta a troppe tensioni, faceva riferimento agli ultimi due anni particolarmente faticosi.
Le scuse ai figli: “Dimenticatemi in fretta”
Negli altri biglietti ritrovati nella camera da letto, dove Ruffino giaceva a terra con la pistola ancora in pugno, chiedeva scusa a tutti: "So di non essere stato sempre un buon padre, perdonatemi”. E ancora ai figli: “Vi chiedo scusa per il gesto che vi creerà dolore, ma dimenticatemi in fretta”. Poi altri biglietti per i suoi dipendenti e per i condomini. I figli fanno sapere di confidare nell’attività della procura: “Speriamo che da questa indagine possano trarsi utili elementi per comprendere cosa è successo a nostro padre”.