DAVIDE FALCO
Cronaca

Lunedì a Bollate i funerali di Omar Bassi, il ragazzo morto in Calabria dopo la rissa in discoteca

L’ultimo saluto di genitori, parenti e amici nella chiesa della frazione Cascina del Sole. Padre e madre straziati dal dolore chiedono rispetto: “Vogliamo sapere se nostro figlio poteva essere salvato, chi è responsabile di avercelo portato via per sempre”

Omar Bassi, quella tragica sera del 20 luglio, era intervenuto per difendere il fratello Thomas

Omar Bassi, quella tragica sera del 20 luglio, era intervenuto per difendere il fratello Thomas

Bollate (Milano), 9 agosto 2024 – Sarà lunedì il giorno dell'ultimo saluto al giovane Omar Bassi, il 23enne morto il 5 agosto all’ospedale di Reggio Calabria per un'emorragia celebrale. La notte del 20 luglio era stato picchiato da cinque buttafuori della discoteca “Dolce Beach” di Origgio, in provincia di Varese, dov’era andato per la festa di compleanno di un cugino. I genitori hanno presentato due denunce nei confronti del personale della sicurezza e dell’ospedale di Garbagnate, chiedendo alla magistratura di indagare se ci possa essere un nesso di causalità fra i pugni ricevuti quella sera nel locale e la tragica e improvvisa morte 15 giorni dopo. Ieri c’è stata l'autopsia di cui non si conoscono ancora gli esiti, mentre a breve la salma del ragazzo farà ritorno a Bollate. I funerali dunque si terranno lunedì 12 agosto alle 11, nella chiesa Sant' Antonio in via Battisti alla Cascina del Sole, frazione di Bollate. La famiglia ha chiesto riserbo e rispetto in questi giorni di grande dolore, a maggior ragione il giorno delle esequie. “Chiediamo a tutti la cortesia di rispettare il nostro profondo dolore. Vogliamo stare tranquilli e sereni – spiega la cugina Michelle –. In un momento così tragico non vogliamo essere avvicinati”. 

“Vogliamo capire se Omar poteva essere salvato”

I familiari di Omar sono convinti che la causa del decesso, avvenuto mentre il ragazzo stava facendosi la doccia in bagno, sia la conseguenza del pestaggio di cui il 23enne è rimasto vittima due settimane prima. E vogliono soprattutto capire se i medici dell'ospedale di Garbagnate Milanese, che lo visitano due giorni dopo quella drammatica sera trascorsa a Origgio, si siano o meno accorti della gravità delle sue condizioni, del trauma cranico subito a causa dei pugni ricevuti. Quel sabato sera, è il 20 luglio, nel tavolo di fianco a quello in cui sono seduti Omar e alcuni cugini e amici a un certo punto si scatena un litigio. Thomas, il fratello minore di Omar,  prova a intervenire per quietare gli animi, ma viene prima aggredito a male parole, poi preso a schiaffi da una persona dell'altro tavolo. Interviene un primo buttafuori: è convinto che Thomas sia coinvolto direttamente nella rissa, lo colpisce con un pugno facendogli perdere i sensi. A quel punto Omar interviene in sua difesa e sferra un pugno al buttafuori. Arrivano altri quattro uomini della sicurezza. Secondo il racconto fatto dalla cugina Michelle presente quella sera, in cinque si accaniscono contro Omar. Viene così chiamato il padre dei ragazzi, che li accompagna all'ospedale Sacco di Milano con i visi ancora tumefatti. L’attesa in pronto soccorso è tuttavia troppo lunga, le condizioni dei ragazzi non sembrano a prima vista essere così gravi, e quindi tutti decidono di tornare a casa. Passano un paio di giorni, Omar inizia ad accusare nausea e vertigini. La madre lo convince ad andare all'ospedale di Garbagnate per farsi visitare. Il referto stilato dai medici parla di “esiti da contusioni multiple al viso, ferita lacero-contusa della mucosa orale e trauma contusivo cranico" e dalla Tac a cui viene sottoposto, non risultano anomalie. 

Le vacanze in Calabria e la corsa in ospedale

Passano i giorni, tutto sembra “archiviato”, e il ragazzo con la famiglia partono per Bianco, una località in Calabria in cui avevano affittato una casa per il mese di agosto. Il giorno dopo, però, si consuma la tragedia: Omar si sente improvvisamente male mentre si sta facendo la doccia, perde i sensi e viene subito portato all’ospedale più vicino. La situazione è grave, si decide di trasferirlo con l’elisoccorso agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, dove i medici fanno il possibile per salvargli la vita. Tutto inutile. Alla fine devono arrendersi e dichiararne la morte celebrale. Il giorno dopo, lunedì 5 agosto, anche il cuore di Omar si ferma. “Omar aveva firmato per la donazione degli organi e in questi giorni sono state aiutate, salvate, undici persone. Era buono, bravo. Ora vogliamo giustizia”.