Milano, 28 novembre 2024 – La base delle forze dell'ordine si muove a sostegno del vicebrigadiere trentasettenne del Radiomobile indagato per omicidio stradale nel fascicolo aperto in Procura sulla morte del diciannovenne egiziano Ramy Elgaml. Nelle scorse ore, un collega del carabiniere coinvolto e un poliziotto, “in condivisione con un affiatato gruppo di amici e colleghi”, hanno lanciato insieme una raccolta fondi per aiutare il vicebrigadiere, sposato e con figli piccoli, a sostenere le spese legali che dovrà affrontare nei prossimi mesi.
La premessa
Nella petizione, pubblicata sulla piattaforma GoFoundMe, si legge: “Qualche giorno fa, mentre lui e il suo collega svolgevano un consueto posto di controllo lungo una delle vie principali di Milano, uno scooter, con a bordo due passeggeri, al quale intimano l'alt, sfugge ad alta velocità, destando un intuibile sospetto nei due carabinieri. Ne scaturisce un rocambolesco inseguimento al fine di accertare le motivazioni della fuga dei due passeggeri, che rischia di comportare non pochi disagi e pericoli all'incolumità degli utenti della strada”. Dopo otto chilometri a tutta velocità, in via Ripamonti angolo via Quaranta, “lo scooter sbanda finendo fuori strada. Il passeggero ne rimane vittima, mentre il conducente, ferito, è risultato essere indagato per concorso nell'omicidio stradale, oltre che destinatario di un provvedimento di arresto per resistenza a pubblico ufficiale”.
Il lavoro in strada
Il testo che lancia la raccolta fondi prosegue così: “Il dovere di tutelare la sicurezza della collettività e degli utenti della strada, la missione di assicurare alla giustizia chi mette in atto azioni contrarie alla sicurezza e alla legalità, la vocazione di assolvere un lavoro che è pervaso di rischi, incertezze e imprevisti, operativi, giudiziari e legali, sfocia, in questa ennesima occasione critica e drammatica allo stesso tempo, l'iscrizione nel registro degli indagati per omicidio stradale in concorso".
Le spese da sostenere
“Per quanto venga definito dall'autorità giudiziaria come un "atto dovuto", a garanzia e per tutti gli accertamenti, questa misura comporta in quel carabiniere, da un giorno all'altro, una serie di difficoltà familiari, lavorative, giudiziarie e soprattutto economiche, e le difficoltà economiche, che scaturiranno in particolare dalle spese legali che il carabiniere dovrà necessariamente sostenere per la sua difesa e l'affermazione della sua innocenza rispetto al drammatico esito del servizio", la posizione dei promotori. Da qui la decisione di lanciare la petizione: "I fondi raccolti che risulteranno in eccesso rispetto all'esigenza specifica, saranno devoluti all'Associazione Onaomac (Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri) per il sostegno alla crescita, all'istruzione e all'educazione dei giovani figli di carabinieri, rimasti orfani prematuramente", la conclusione.