REDAZIONE MILANO

Morte Ramy, l’amico Fares Boudizi denuncia 4 carabinieri: “Speronamento volontario”

Intanto gli altri due militari indagati per depistaggio e favoreggiamento negano di aver obbligato il testimone a cancellare il video: solo una ‘diffida’ a divulgarlo

La fase finale del drammatico inseguimento costato la vita a Ramy Elgaml

La fase finale del drammatico inseguimento costato la vita a Ramy Elgaml

Milano – Lo "speronamento fu causa volontaria della caduta della moto da me condotta e dunque delle lesioni da me patite". Lo scrive Fares Boudizi, il ragazzo alla guida dello scooter su cui viaggiava anche Ramy Elgalml poi morto al termine dell’inseguimento, nella denuncia presentata in Procura a carico di quattro carabinieri letta dall'Agi.

"Ritengo che il fatto sia pienamente provato sia dai video delle telecamere di vigilanza stradale acquisiti nell'ambito del procedimento iscritto per l'ipotesi di omicidio stradale sia dalla ricostruzione svolta dalla polizia locale di Milano che, a pagina 2 della consulenza del 24.11.2024 con riferimento alla dinamica scrive testualmente: "Quando entrambi i veicoli si trovavano nell'area di manovra dell'intersezione, si verificava la collisione laterale tra la parte anteriore del fianco sinistro del veicolo B la parte posteriore del fianco destro del veicolo A. A causa di tale urto il motociclo Yamaha T max si ribaltava al suolo".

Bouzidi, assistito dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, aggiunge che "con riferimento all'elemento soggettivo sotteso alla condotta di lesioni personali dovrà valutarsi, oltre alla pacifica dinamica immortalata dai video in atti, anche la condotta successiva posta ni essere dai militari che, nell'ipotesi al vaglio della Procura, hanno eliminato una dirimente prova video e hanno omesso di indicare negli atti la presenza del testimone oculare”. 

In relazione a quest’ultimo episodio, i carabinieri indagati per depistaggio e favoreggiamento sono stati sentiti proprio oggi in Procura a Milano. Nessun ordine di cancellare il video ma una 'diffida' a divulgarlo, hanno sostenuto i due militari arrivati con una terza gazzella quando il T Max era già a terra e un collega stava praticando il massaggio cardiaco a Ramy Elgml, il 19enne morto nella caduta al termine del drammatico inseguimento. I militari, che hanno identificato il giovane che stava filmando all'angolo tra viale Ripamonti e via Quaranta, gli avrebbero chiesto di non mostrare le immagini perché dal contenuto fortemente sensibile.

Il giovane teste oculare aveva invece raccontato a verbale che lui era riuscito a riprendere col telefono le ultime fasi dell'incidente e che i due militari si erano avvicinati e l'avevano obbligato a cancellarlo e lui l'aveva fatto. Il tecnico informatico Marco Tinti, nominato dalla Procura, ha rilevato tracce della cancellazione di un filmato, senza riuscire, però, a recuperarlo. Sono attesi, intanto, per i primi di marzo, dopo una ulteriore proroga da poco disposta, gli esiti della consulenza cinematica che dovrà stabilire se, nella fase finale dell'inseguimento, la macchina dei carabinieri che tallonava i due abbia o meno urtato lo scooter e il punto dell'eventuale impatto. Dai filmati acquisiti pare che il Ramy possa essere rimasto schiacciato tra l'auto e il palo del semaforo, perché la macchina e lo scooter, come si vede nelle immagini, si sono schiantate quasi nello stesso punto.