Milano, 28 novembre 2018 - Duemila morti in Lombardia, solo nel 2017, per patologie legate all’esposizione all’amianto messo al bando nel 1992. Oltre 1.200 solo tra Milano e hinterland, «la capitale italiana con record di casi di mesotelioma». Un bollettino di guerra diffuso dall’Osservatorio Nazionale sull’Amianto (Ona), che ha presentato una serie di dati epidemiologici sulla presenza della “fibra killer” e sulle patologie tumorali collegate. A Milano, spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente Ona, c’è stata «una particolare trascuratezza nelle misure di sicurezza che, seppur in sé poco efficaci, avrebbero diminuito le esposizioni e dunque l’impatto della fibra killer sulla salute dei lavoratori e dei cittadini». Amianto sui luoghi di lavoro, nelle case e nelle scuole. Bonifiche partite in ritardo e trascinate per anni, processi che hanno coinvolto grosse aziende conclusi a Milano con una serie di assoluzioni.
Fin dal 2008, come è emerso dal convegno organizzato in collaborazione con Labor Network, l’Ona «ha segnalato la condizione di rischio in Lombardia, con particolare riferimento agli istituti scolastici e alle case popolari». Tra il 2000 e il 2015 si sono registrati un totale di «5.680 casi di mesotelioma» in Lombardia, sempre in costante aumento (882 tra Milano e l’hinterland, 564 a Bergamo, 453 a Varese, 491 a Pavia, 394 a Monza-Brianza, 387 a Brescia, 237 a Como, 171 a Cremona, 166 a Lecco, 140 a Mantova, 112 a Lodi, 83 a Sondrio e 34 in Valcamonica). Numeri ai quali vanno aggiunte le morti per altre patologie asbesto correlate, arrivando alla stima regionale di 2.000 morti per amianto solo l’anno scorso.
In Lombardia, spiega ancora l’Osservatorio che ha supportato i familiari delle vittime in molti processi, anche assieme al Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro, «c’è ancora il 33% della presenza totale di amianto in Italia» e ci sono «6 milioni di metri quadri, di cui 1,5 di amianto in matrice friabile, che hanno necessità di bonifica e smaltimento, altrimenti si continueranno ad avere ulteriori decessi». Oltre 210mila siti censiti, di cui il 12% nel settore pubblico e l’88% in quello privato. La magistratura, ha chiarito il pm Maurizio Ascione, titolare di molte inchieste su grandi aziende per la morte di operai, «sta seguendo un complesso e profondo percorso sulla tematica» e potrebbe servire «una riflessione, anche in altre sedi, prima di tutto del legislatore». Un segnale di speranza arriva dal professor Luciano Mutti della Temple University di Philadelphia, membro del comitato scientifico Ona. «Stiamo generando dati che cambieranno il futuro dei pazienti con questa malattia - sottolinea - in particolare da una parte la scoperta di geni e proteine coinvolte selettivamente nel metabolismo e nei meccanismi di proliferazione di queste cellule tumorali e dall’altra l’identificazione di molecole che ne possono modulare l’attività hanno posto le basi per una rivoluzione nella terapia del mesotelioma».