
L'ospedale Sacco
E ora l’ospedale vuole risarcire i familiari. Rischiano il processo tre primari del “Sacco“, struttura di eccellenza e in prima linea nel contrasto e nella cura del covid. Ma in questa storia il virus non c’entra, c’entrano due batteri. Tre pazienti deceduti nel giro di un mese a mezzo, nel 2017, a causa di misteriose infezioni contratte proprio in ospedale. Tre morti sospette, nonostante l’età dei malati, perché le vittime erano ricoverate in reparti ad alta protezione come cardiochirurgia e terapia intensiva.
L’inchiesta della magistratura, a lungo andata avanti sottotraccia, ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio dei vertici di un istituto che in questa vicenda, per la Procura, avrebbe mostrato carenze inconcepibili a livello igienico-sanitario. Così il direttore medico del “Sacco” e i direttori delle due unità operative coinvolte rischiano il processo con l’accusa di omicidio colposo per "non aver disposto adeguati protocolli, misure di vigilanza ed istruzioni operative, al fine di prevenire la diffusione di infezioni nosocomiali nel blocco operatorio di cardiochirurgia e nell’unità terapia intensiva cardiologia". Stando alla contestazione del pm Letizia Mocciaro, all’esito di un sopralluogo di polizia giudiziaria e tecnici dell’Ats avvenuto al “Sacco“ a gennaio del 2018, "nel blocco operatorio di cardiochirurgia le aree prospicenti alle zone “risveglio” e “induzione” risultavano ingombre di diverso materiale accatastato", rendendo difficile "una corretta azione di pulizia degli ambienti". E poi, "il materiale sporco in uscita dalle sale operatorie veniva portato attraverso il locale “sterilizzazione”". Per di più, "l’operatore che eseguiva tale operazione ritornava (da zone sporca a zona pulita) nel blocco attraverso la stesso percorso (...) senza rifiltrarsi". Una situazione davvero a rischio, che secondo il pm Mocciaro "determinava una costante commistione tra i percorsi", rendendo possibile il diffondersi di infezioni.
È in un contesto del genere che tra fine marzo e i primi di maggio del 2017 morirono al “Sacco“ tre anziani pazienti, un 86enne sardo e una 78enne campana ai quali era stata sostituita la valvola aortica, e infine un 79enne milanese al quale erano stati inseriti due bypass coronarici. Tutti e tre risultati positivi, post mortem, a un’infezione causata da due diversi batteri resistenti agli antibiotici. Sulla base delle denunce, ma soprattutto per gli esiti della visita a sorpresa dell’Ats al “Sacco“, la Procura avviò l’inchiesta che ora ha portato il gup Carlo Ottone De Marchi a far slittare l’udienza preliminare, per concedere all’ospedale il tempo richiesto per definire i possibili risarcimenti.