
Cosimo Di Lauro
Bisognerà attendere giovedì 16 giugno per conoscere la verità sulla morte di Cosimo Di Lauro, il boss della camorra deceduto nella notte tra domenica e lunedì, all'età di 49 anni, nel carcere milanese di Opera, dov'era detenuto in regime di 41bis dopo la condanna all'ergastolo per omicidio. L'autopsia è stata disposta dal pm Roberto Fontana che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti aperto come atto prudenziale. Che non si tratti di un semplice esame di rito, lo dimostra il fatto che sia stata ordinata anche una più ampia consulenza medico legale e tossicologica per chiarire con esattezza le cause della morte, nonché quali fossero le condizioni di salute del 49enne, figlio del capoclan di Scampia Paolo Di Lauro.
Le ipotesi
Secondo un primo esame esterno, la morte del boss, che ormai viveva in un grave stato di decadimento psicofisico, sarebbe sopraggiunta nella notte, anche se la constatazione del decesso è delle 7,10 di ieri. Sul cadavere del boss e nella cella, come emerso già ieri, non sarebbero stati trovati segni evidenti o elementi che possano far ipotizzare un suicidio o una morte violenta. Si propende quindi per una morte per cause naturali, ma saranno gli accertamenti medici a fare ulteriore chiarezza, escludendo l'avvelenamento o altri comportamenti criminosi.
Lo stato di salute
Farneticava di giorno e ululava di notte, Cosimo Di Lauro, l'ex reggente dell'omonimo clan di Secondigliano, artefice della prima faida di Scampia a inizio secolo. Inoltre ormai fumava cinque pacchetti di sigarette al giorno, che avevano reso i suoi denti neri come il carbone. Secondo quanto si è appreso, è stato trovato esanime, supino sul letto della sua cella, dove trascorreva gran parte della giornata, privandosi anche dell'igiene personale. Per i suoi avvocati, già dal 2008 Di Lauro era incapace di sostenere i processi, contrariamente a quanto invece sostenevano gli inquirenti.
La strana lettera
L'ultima visita dei legali risale al giugno del 2019: gli avvocati si recarono nel carcere di Opera per incontrarlo dopo avere ricevuto una lettera nella quale però non aveva scritto neppure una parola. Quando gli avvocati gli chiesero il perché di quel suo gesto lui rispose, ancora una volta, con frasi farneticanti, prima di congedarsi, repentinamente, per - disse ai professionisti attoniti - "una riunione importante con alcuni imprenditori che doveva sostenere nella veste di capo di un mondo parallelo".
L'ergastolo
Il figlio del capoclan Paolo Di Lauro, quest'ultimo soprannominato Ciruzzo ò milionario, è stato condannato all'ergastolo, con sentenza passata in giudicato, per l'omicidio (avvenuto l'11 dicembre 2004) di Massimo Marino, cugino di Gennaro Marino, ex braccio destro di Paolo Di Lauro; e per l'assassinio di Mariano Nocera, ritenuto legato agli «scissionisti» degli Abete-Abbinante, ucciso il 2 settembre 2004, secondo il racconto dei pentiti, perché non volle piegarsi al volere di Cosimo