
Una moschea
Milano, 22 agosto 2019 - L'associazione culturale 'Shah Jalal' di via Zambelli, alla periferia nord di Milano, è stata trasformata negli ultimi anni in una moschea abusiva come emerge da «un complesso di indizi gravi precisi e concordanti», tra cui dichiarazioni di «persone interrogate sul luogo», video su Youtube, «estratti di siti web». Lo scrivono i giudici del Tar della Lombardia nella sentenza con cui hanno bocciato il ricorso della stessa associazione contro l'ordinanza del Comune di Milano che ha contestato «il cambio di destinazione d'uso da laboratorio a luogo di aggregazione e di preghiera» realizzato anche con una serie di «opere» sull'immobile.
I giudici della seconda sezione del Tar milanese nella sentenza fanno riferimento, tra le altre cose, al «sopralluogo effettuato dalla Polizia Locale» nel 2014 e poi confermato da un ulteriore sopralluogo del 21 marzo scorso «dal quale risulta, tra l'altro, un'insegna sull'immobile con la denominazione 'Shahjalal Jame Maszid', ossia moschea». «La correlazione tra i lavori di ristrutturazione dei bagni e la realizzazione di un bagno per disabili da un lato e la funzione religiosa dall'altro - scrivono ancora i giudici, col presidente di sezione Italo Caso - è facilmente desumibile dal fatto che si tratta di servizi presenti normalmente in luoghi aperti al pubblico destinati a soddisfare le esigenze di persone che provengono dall'esterno». Poiché l'associazione non ha fornita, poi, «prova di alcun uso dell'immobile diverso da quello religioso è del tutto ragionevole ritenere che i bagni siano a servizio degli avventori della moschea».