
Senza minareto e funzioni accessorie, con una sala di preghiera di 730 metri quadrati e un’altezza di 10 metri. È questa la moschea che vuole il centrodestra e che è di fatto confermata nel piano delle attrezzature religiose, votato assieme al Pgt, che prevede come unica nuova area edificabile proprio quella di via Luini, da assegnare con avviso pubblico (ma l’unica istanza è del centro islamico che ha ancora una convenzione valida). Un passo avanti, ma due indietro. Perché nelle intenzioni future della Giunta c’è una vecchia idea, che affonda le radici nel 2015, quando a proporla fu il comitato Restellone guidato dall’attuale consigliere di maggioranza Tullio Attanasio. Si tratterebbe di spostare la futura moschea, quella definitiva, al di là del ponte, più lontano dalle abitazioni. Lì esiste infatti un altro terreno di proprietà comunale, le cui aste sono sempre andate deserte perché da bonificare. Qualora i contenziosi giudiziari ancora in corso dovessero dare ragione al centro islamico (come già Tar Lombardia e Consiglio di Stato), l’obiettivo del Comune è rivedere l’ubicazione della nuova sede, dopo aver revisionato già i volumi d’imperio col Pgt. A questo punto, i nodi da sciogliere saranno molteplici. Ci sono i pesanti costi di bonifica che la comunità musulmana ha già sostenuto per l’area dove l’amministrazione ha revocato il permesso a costruire, oggi scaduto. "Il risanamento potrà essere compensato: il centro deve ancora versare all’ente 320mila euro di oneri", spiega l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda. E la parte restante? Il municipio caldeggia la trasformazione in residenziale del capannone di via Veneto di proprietà della comunità, costato anni fa diversi milioni di euro e oggetto delle prime proteste. L’operazione, in pieno centro storico e consentita dal Pgt, potrebbe coprire la spesa per la nuova moschea. Che, senza funzioni commerciali e ricreative, avrà però una sala di preghiera di fatto più grande di quella del progetto vecchio da 2.450 metri quadri complessivi, che il centrodestra si vanta oggi di aver cancellato. C’è, infine, il problema della destinazione d’uso dell’area dietro il ponte, che resta destinata a ospitare un distretto artigianale. Laura Lana