CLARA AMODEO
Cronaca

Da Andy Warhol agli street writer, quando il vinile diventa opera d’arte

Alla scoperta delle copertine che saranno battute all’asta a Parigi

Visita alla mostra (Newpress)

Milano, 7 maggio 2017 - Chi non si ricorda la celeberrima banana di Andy Warhol sulla copertina del primo disco dei Velvet Underground, inserita dalla rivista di musica Rolling Stone nella lista delle «100 migliori copertine della storia»? Eppure forse non tutti sanno che anche altri artisti del calibro di Keith Haring, Jean Michel Basquiat, Phase2, Rammellzee e i più recenti Banksy, JR e Obey sono stati autori delle cover di dischi di cui, spesso, hanno seguito anche la produzione. Non è un caso: il legame tra arte e musica è del tutto indissolubile, specie nella cultura Hip Hop (e poi anche in quella più vicina alla Street Art) in cui non è permesso conoscere una disciplina ed essere all’oscuro dell’altra. Così, a documentare la stretta unione tra le due pratiche con pezzi quasi introvabili è la mostra «Street Vinyls», dal 6 maggio a inizio estate alla Key Gallery di via Borsieri 12.

Quella di Milano è una tappa intermedia tra Torino, dove la mostra mercato ha preso vita alla Square 23 Art Gallery, e Parigi, dove in estate i pezzi in mostra saranno battuti all’asta. Pezzi di artisti come Banksy, di cui alla Key Gallery sono esposte le copertine realizzate per «Think tank» dei Blur o per i 45 giri dei Dirty Funker. «Di Banksy – spiega una dei ragazzi di Xora, brand che ha curato la mostra – c’è poi una copertina che ha una storia davvero gustosa: si tratta del disco di Paris Hilton, che l’artista di Bristol rubò dagli scaffali di uno store, modificò con foto e scritte salaci e rimise sugli scaffali affinchè la gente ignara lo acquistasse. Molti se lo fecero cambiare, perché si aspettavano la foto di Paris Hilton e non quella di una donna nuda con la testa di un cane». Ma non finisce qui qui: in mostra anche le opere di Jean Michel Basquiat per «Frist Record» dei «The Offs», di Keith Haring per «Let’s Dance» di David Bowie (la versione originale dell’84), di Kaws per l’album «808s & Heartbreak» di Kanye West, di Futura 2000 con quattro diverse copertine di quattro diversi artisti e Phase2. E poi ancora Dface per Lady Gaga, Mr Brainwash per Madonna e Obey con l’album «Little Lions», 45 giri numerato e firmato corredato di Artist Proof. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Ma quanto valgono queste vere opere d’arte? «Si va dai 60 euro per una ristampa di Banksy – continua lo staff di Xora – al disco dei Röyksopp, difficilissimo da trovare e con uno stencil spray, che costa 15mila euro. In media le prime edizioni costano sui 500 euro, ma dipende anche dall’anno in cui sono state realizzate». Ad acquistare alcuni esemplari della mostra sono stati soprattutto i non italiani: «Sembra – continuano da Xora –che gli italiani non siano ancora pronti a vedere le copertine dei dischi come vere e proprie opere d’arte. Ma noi siamo fiduciosi: ci aspettiamo grandi cose dalla città di Milano». Tanto che la mostra sarà visitabile anche attraverso tour guidati che spiegheranno ai visitatori storie e aneddoti legati non solo al mondo della musica ma anche a quella degli artisti che hanno realizzato le copertine dei dischi.