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Cinque anni e mezzo di reclusione per Mohamed Nosair: le motivazioni della sentenza
Sesto San Giovanni (Milano) – Si considerava un “martire” dell’Islam con l’obiettivo di raggiungere le “72 vergini” in Paradiso come chi “combatte per la propria fede”. E allora “scaricava e condivideva” video inneggianti al terrorismo, su attentati e decapitazioni eseguiti da quello che chiamava il “nostro Stato”, almeno quelli che non venivano bloccati dai “filtri” dei social network perchè ritenuti ancora più cruenti e sanguinari. E anche “docu-film” sull’addestramento di bambini, di età apparentemente tra gli 8 e i 12 anni, a “scovare” dei prigionieri, appositamente nascosti (e legati) in grotte e anfratti e ad ucciderli.
Comportamenti che, si legge ora nelle motivazioni della sentenza, hanno convinto la Corte di Assise di Monza, presieduta dal giudice Carlo Ottone De Marchi, a condannare a 5 anni e mezzo di reclusione e poi all’espulsione dall’Italia per il reato di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo Mohamed Nosair, 50enne egiziano che abitava a Sesto San Giovanni. I giudici hanno disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici e la confisca del telefonino di Nosair e dei suoi profili social già sottoposti a sequestro dove, secondo l’accusa, “postava, anche in gruppi di centinaia di persone, audio e foto di propaganda sulla Sharia, video e dispacci Isis su vittime militari e civili, con l’obiettivo di contrastare la religione cristiana”. Per il 50enne, ancora detenuto in carcere, il pm milanese Alessandro Gobbis aveva chiesto la condanna a 7 anni e mezzo, la stessa ottenuta a Milano a 5 anni dopo lo “sconto” di un terzo della pena per il rito abbreviato di un altro egiziano, Alaa Refaei, 44 anni, muratore residente a Monza.
I due erano stati arrestati nell’ottobre 2023 perchè si ritiene che fossero associati ai terroristi dell’Isis, a cui hanno giurato fedeltà. Refaei avrebbe anche tentato di indottrinare il figlio minorenne. Inoltre risulta che Nosair abbia inviato 5 bonifici per somme di denaro variabili tra 50 e 100 euro o dollari, a donne “che si autoproclamavano bisognose di aiuto, con figli orfani a carico e stanziate in territori di conflitto come Yemen e Palestina”. Svelando il suo intento: “Secondo un detto del profeta: L’impegno di chi aiuta una vedova o un povero è come l’impegno di chi combatte per la causa di Dio” e aggiungendo, inoltre, “E chi prepara un combattente è come colui che combatte”.