
Gente in Darsena
Milano, 27 maggio 2020 - Obbedienza nei più all’ordinanza che vieta il take away alcolico. Trasgressione "creativa", sugli scontrini, da parte di chi viola il divieto. Da ieri sera non è più possibile l’asporto di birre, vino e drink, dalle 19 alle 7 del mattino, sotto la Madonnina, in "tutte le tipologie di esercizi pubblici, esercizi di vicinato, attività artigianali di asporto e distributori automatici" come precisa l’ordinanza valida fino al 15 giugno firmata dal sindaco Giuseppe Sala, per evitare gli assembramenti che hanno suscitato polemiche. Si salvano dalla stretta solo supermercati e centri commerciali. La consumazione di bevande alcoliche rimane consentita solo all’interno dei bar, "in sede fissa", e all’esterno "nelle aree in concessione esclusivamente con il servizio al tavolo". Sui Navigli, "sorvegliati speciali" dopo le scene degli scorsi giorni, la movida si è seduta ed è diventata composta: il drink in mano non lo sfoggia più nessuno appoggiato alla balaustra. Ed è inutile implorare un gin tonic da portare via, anzi sfiancante. Il mantra che si ascolta dai camerieri è sempre lo stesso: "Dopo le 7 di sera non può portare via alcun cocktail. Se vuole può accomodarsi". Ce lo ripetono al “Vintage”, all’”Empanà” e in tutti i pub in cui entriamo sul Naviglio Grande. I controlli sono serratissimi, le pattuglie dei Carabinieri girano anche a piedi: è ragionevole che nessuno sia così autolesionista da rischiare. Anche perché le multe sono salatissime per chi viola l’ordinanza: da 400 euro a 3mila euro.
C’è chi però si ingegna. Alla pizzeria San Giorgio, in via Casale, fa bella mostra un frigo pieno di birre che sembra un richiamo seducente per il take away: e infatti qui acquistiamo a 3 euro una Ichnusa. Sullo scontrino però il gestore ha l’astuzia di non scrivere birra ma "pizza". E l’orario è sballato: sono passate le 20 ma sul pezzo di carta l’ora indicata è "18:59". Dopo l’acquisto ci suggerisce di rimanere seduti qualche secondo prima di andarcene a goderci la nostra bottiglia a passeggio. Non c’è troppa anarchia neppure fra i minimarket etnici, nel passato finiti nel mirino proprio per la loro vendita di alcolici d’asporto fino a notte fonda. Su corso Lodi non ci vendono le birre né al “Minimarket” all’altezza del civico 103 che ci invita a ripiegare su una lattina di analcolico. E neppure da “Lanka Trade” in via privata Sacconi: "Non si può più" spiega il commerciante di origini straniere che dimostra di essere al corrente delle nuove regole.
L’unica attività etnica che non si fa problemi se acquistiamo una bottiglia di Grecanico è l’“Indian Alimentari” in corso Lodi 50: sullo scontrino però il gestore ha la furbizia di battere il vino come "Rep.01". Lo stresso trucco adottato da un pub italinissimo come il “Re Artù” che, in cambio di 4 euro per una Beck’s, ci dà lo scontrino che recita "Lemon soda". Scontrino, peraltro, accordato sullo stesso fuso orario di Londra: segna le 18:07. Un’ora prima della nostra “reale” visita.