
Un ausiliare del traffico
Milano, 5 marzo 2016 - Il 30 marzo 2015, il signor V. parcheggia la sua Smart nera in piazza Luigi di Savoia, proprio di fianco alla Stazione Centrale. La macchina lì non ci può stare: è posteggiata tra il marciapiedi e il presegnalamento, vale a dire le strisce bianche poste davanti alle isole a raso. E l’ausiliare del traffico è impietoso: multa da 41 euro. V., però, di mestiere fa l’avvocato, e impugna la contravvenzione elevata dal «vigilino». Sì, perché più di una sentenza nel recente passato ha sostenuto che gli addetti Atm – di fatto equiparati dal Comune agli agenti di polizia locale in materia di «prevenzione e accertamento delle violazioni della sosta in tutto il territorio» – devono limitarsi a sanzionare soltanto chi parcheggia sulle strisce blu senza pagare. Il 30 novembre scorso, il giudice di pace Giuseppe Molinari ha accolto il ricorso di V., annullando il verbale numero 00728808.
A sostegno della sua decisione, il giudice ha citato un pronunciamento delle Sezioni Unite della Cassazione datato 2009: «Le violazioni in materia di sosta che non riguardino le aree contrassegnate con le strisce blu e/o segnaletica orizzontale non possono essere legittimamente rilevate da personale dipendente delle società concessionarie di aree adibite a parcheggio a pagamento seppur commesse nell’area oggetto di concessione (ma solo limitatamente agli spazi distinti con strisce blu)». Nel caso specifico, invece, «la violazione è stata accertata per una sosta su marciapiede e non su carreggiata, né all’interno di aree delimitate da strisce blu e, oltre tutto, da personale privo di delega, atteso che la stessa non è stata prodotta e nemmeno citata nel verbale e non solo». Di conseguenza, «l’omessa produzione della delega ne fa desumere che sia stato elevato da agente privo di legittimazione attiva e pertanto illegittimo».
Conclusione: verbale «nullo». Aggiunge Vito Dattolico, coordinatore emerito dei giudici di pace di Milano: «Ormai c’è una giurisprudenza consolidata sull’argomento, e questo verdetto è solo l’ultimo in merito». Palazzo Marino non la pensa così. E il Settore Procedure sanzionatorie ha già chiesto all’Avvocatura comunale di proporre appello contro il verdetto, «avendo il giudice di pace – come si legge in una delibera di Giunta – erroneamente applicato e interpretato l’articolo 17 commi 132 e 133 della legge 127/97, che, correttamente interpretato, attribuisce anche ai dipendenti dell’azienda esercente trasporto pubblico locale la legittimità a svolgere le funzioni loro conferite dal sindaco di Milano di prevenzione e accertamento delle violazioni della sosta in tutto il territorio». Si torna in aula per il secondo grado al Tribunale civile.
nicola.palma@ilgiorno.net