Milano, 23 giugno 2020 - Un agente della Polizia Locale di Milano, addetto all'Ufficio Ingiunzioni, è finito ai domiciliari perché ritenuto responsabile di accesso abusivo a sistema informatico, frode informatica ai danni della Pubblica Amministrazione e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale. Il provvedimento restrittivo è il risultato dello sviluppo investigativo dell'inchiesta " Ghisa Scura" che ha già portato, il 26 luglio 2019, all'arresto di 3 donne (1 agente e 2 operatori amministrativi), gravemente indiziate degli stessi reati. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, l'agente di Polizia Locale, grazie all'alterazione di dati del sistema informatico di gestione delle multe, permettava a cittadini compiacenti di saldare ingiunzioni emesse a seguito del respingimento di ricorsi per infrazioni stradali, a fronte del pagamento in contanti di una cifra sensibilmente inferiore che veniva trattenuta dal pubblico ufficiale e mai versata all'Ente comunale. Complessivamente i Carabinieri hanno accertato la definizione fraudolenta di 71 ordinanze di ingiunzione prefettizie, con un danno erariale stimato in oltre 12 mila euro e il coinvolgimento di 33 cittadini, denunciati in quanto concorrenti, a vario titolo, nell'attività fraudolenta.
Non solo multe scontate fuori tempo massimo o decurtate senza autorizzazione. Dagli atti dell’indagine «Ghisa scura», che due giorni fa ha portato in carcere la vigilessa I.F.C. e le impiegate A.M. e A.M.V, spuntano anche alcuni annullamenti di sanzioni effettuati con il meccanismo dell’autotutela, cioè quello che consente al ghisa o all’operatore di turno di cancellare la contravvenzione in caso di atto palesemente illegittimo o viziato. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Laura Marchiondelli e notificata quarantotto ore fa alle tre arrestate dai carabinieri del Nucleo investigativo, si citano due episodi a riguardo.
Il primo, stando alle carte, vede come protagonisti A.M.e un ristoratore presso la cui pizzeria in zona Corvetto la donna e alcuni suoi familiari si sarebbero recati più volte a mangiare (come emerge dalle intercettazioni telefoniche), in cambio dei favori sulle sanzioni da codice della strada nell’ipotesi degli inquirenti. «Gli dici che quella sosta che m’ha dato – dice M. a un parente il 22 maggio 2018 – gliel’ho fatta io... gliel’ho risolta... è a posto!». Due giorni dopo, l’amministrativa spiega al diretto interessato com’è finita la questione: «È tutto a posto, in più quella di tua figlia ce l’ho sistemata io, capito?». «Sì quella lì», replica il ristoratore. «Sì sì, quella è a posto». «Però non c’ho ricevuta io...». «Non c’è dentro la... che te l’ho fatta annullare quella di tua figlia, come si chiama...». Ascoltato questo colloquio, i militari di via Moscova vanno subito a verificare. E in effetti scoprono che il 15 febbraio 2018 «l’operatore M. modificò la data di notifica posticipandola dal 9 maggio 2018 al 15 maggio 2018, per poi procedere all’annullamento in autotutela per decorrenza dei termini di notifica». In sostanza, riassume il gip, «M. ha alterato il sistema informatico per far emergere la tardività della notifica e fornire un’apparente giustificazione al successivo atto di autotutela».
Il secondo riguarda il collaboratore di un amico di M.,, che si lamenta al telefono per un divieto di sosta preso nonostante avesse esposto il pass disabili: «Ma non lo sanno sti c. di vigili che c’è una delibera del sindaco che dice che possiamo parcheggiare da qualsiasi parte noi?», chiede l’uomo. Visionate le carte, la dipendente comunale lo richiama quattro giorni dopo e premette: «Ascolta, ma guarda che la tua cosa, intanto, va bè io l’ho data lo stesso... quella cosa che mi hai dato tu a ieri io l’ho data». Detto questo, M. spiega all’interlocutore che non può posteggiare, come evidentemente ha fatto, nelle aree destinate al carico e scarico merci: «Anche se ti opponevi non avevi ragione, capito? Comunque l’abbiam data, a posto così, capito?». L’uomo capisce: «Grazie grazie grazie, un bacione».