e Laura Lana
BOLLATE (Milano)
Aveva continui mal di testa, che cercava di far andare via con bustine di Oki. Con la madre cercava di minimizzare anche se lei a volte lo vedeva "assente". C’erano poi le vertigini e la nausea. Dall’ospedale di Garbagnate Milanese, il 22 luglio, Omar Bassi è stato dimesso in codice verde. Gli hanno fatto una tac al cranio, perché aveva raccontato di essere stato picchiato due giorni prima in un locale. Dal referto "non sembrano evidenziarsi lesioni emorragiche", anche se i medici prescrivono di tornare per "un’eventuale rivalutazione a distanza al persistere dei sintomi", ma soltanto un trauma al torace, escoriazioni in viso, un taglio al labbro. I postumi compatibili con una rissa. Così, sabato Omar è partito insieme alla famiglia per Bianco, un piccolo paese della Calabria, dove i genitori avevano affittato una casa per un mese.
Il 23enne non ha fatto in tempo a godersi quella vacanza: il giorno dopo arriva il malore violento che lo fa urlare, mentre si sta facendo la doccia al ritorno dal mare. La corsa in ospedale e poi il trasporto in elisoccorso a Reggio Calabria, dove viene constatata la morte cerebrale. Ventiquattro ore dopo, il 5 di agosto alle 10.30, cede anche il cuore. "È stato colpito ripetutamente al volto e alla testa dai buttafuori di quella discoteca. Cinque di loro hanno fatto anche una barriera, mentre gli altri lo picchiavano", racconta la madre Giuseppina alla polizia di Reggio Calabria, nella denuncia che ripercorre la nottata al DolceBeach, il locale di Origgio, nella provincia di Varese. Ora i familiari di Omar chiedono chiarezza e giustizia. "L’hanno massacrato e ora lui è morto", accusa la cugina Michelle, 26 anni. Avevano scelto quella location per festeggiare il compleanno del cugino Emanuel.
C’erano la sorella Desirèe, il fratello 19enne Thomas, altri parenti e amici. “Saturday Love” si intitolava il format di quella sera, "tra i più amati del DolceBeach".
"Eravamo seduti, quando nel tavolo accanto hanno iniziato a litigare – ricorda Michelle –. Thomas ha cercato di calmare gli animi, un altro cugino è andato a chiamare un addetto alla sicurezza". Il clima si scalda. Il 19enne si becca uno schiaffo. "È arrivato il buttafuori, prendendosela anche con Thomas con spintoni e pugni – continua Michelle –. Omar si è alzato per difenderlo e ha tirato un pugno al vigilante. Da lì è successo di tutto. Sono arrivati altri colleghi. Cinque contro uno. Noi eravamo stati bloccati e non siamo riusciti a intervenire. È stato terribile".
È la fidanzata di Thomas a chiamare a casa. Arriva il padre dei ragazzi, alle 3 del mattino li porta al pronto soccorso dell’ospedale Sacco di Milano: c’è troppa coda e dopo due ore se ne vanno. Il giorno dopo, a sua madre Omar non dice nulla. "È stato mio fratello, che abita nel nostro stabile, a raccontarmi che i nostri figli erano stati picchiati", dice Giuseppina in Questura. È lei che si preoccupa e porta Omar all’ospedale di Garbagnate. È lei che continua a tenerlo d’occhio nei giorni successivi, quando "notavo che ogni tanto sembrava perso nel vuoto, ma cercavo di stare serena". Nel frattempo il DolceBeach ha deciso di chiudere "fino a diversa comunicazione". "Mi spiace non avere ricevuto da parte dei gestori neanche un messaggio di condoglianze o scuse per quanto successo – confessa Michelle –. Omar non meritava tutto questo, non è giusto. Perché così tanta violenza?".