REDAZIONE MILANO

Murale dedicato a Michela Murgia sui Navigli

Una bandiera arcobaleno, simbolo delle famiglie non patriarcali, e la scritta con la frase, emblema della vita della scrittrice e intellettuale sarda, “vogliamo piacerci non compiacervi”

Il murale sull'Alzaia del Naviglio Grande a Milano dedicato a Michela Murgia e realizzato da Cristina Donati Mayer

Il murale sull'Alzaia del Naviglio Grande a Milano dedicato a Michela Murgia e realizzato da Cristina Donati Mayer

Parla alla gente, alle donne in particolare ma non solo, il murale che la street artist Cristina Donati Meyer ha realizzato a Milano, presso l’Alzaia del Naviglio Grande per ricordare Michela Murgia, la scrittrice e intellettuale femminista deceduta per un tumore lo scorso 10 agosto a Roma

“Vogliamo piacerci non compiacervi”

L’artista ha infatti raffigurato Murgia con la bandiera colorata delle famiglie Arcobaleno, di cui la scrittrice è stata l’emblema, contestando il modello tradizionale e patriarcale imposto dalla società. Sul vessillo è tradotta al plurale l’espressione usata dalla blogger e opinionista anche in punto di morte e che è stata emblema della sua vita: “Vogliamo piacerci non compiacervi”, affinché chi legge il messaggio ci si possa identificare.

Cristina Donati Mayer l’ha realizzato e ha poi postato l’immagine sulla sua pagina Facebook con la dedicata a Michela Murgia e la scritta “Ci manchi”.

Una vita senza compromessi

C’era Anouk che canta "Nobody’s wife", la ‘moglie di nessuno’ il giorno del matrimonio di Michela Murgia, avvenuto poche settimane dopo l’annuncio, a maggio, della malattia che la stava portando via: un carcinoma renale al quarto stadio scoperto troppo tardi, metastasi ai polmoni, alle ossa, al cervello

"Sposerò il mio uomo – aveva dichiarato Murgia, simbolo Queer – ma poteva anche essere una donna". Il matrimonio, aveva spiegato era l’unico modo per tutelare se stessa e il compagno attore, regista e musicista di 35 anni conosciuto nel 2017 durante lo spettacolo teatrale "Quasi grazia", lui assistente alla regia, lei sul palco come Grazia Deledda. "Se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo". Rito civile in articulo mortis, locuzione latina che indica le azioni compiute da una persona in pericolo di vita. 

Le Tre ciotole di Michela Murgia

In "Tre ciotole", l’ultimo romanzo, Murgia parte dal male tenuto buono con l’immunoterapia perché "l’obiettivo è guadagnare tempo".

Ma Murgia ha parlato della malattia anche in alcune interviste: il cancro descritto come una parte di lei non come un alieno da combattere. E poi lo splendido messaggio di una vita vissuta per piacere a se stessa, non per compiacere gli altri.