MILANO – I murales come arma per combattere la crisi climatica. A renderli così efficaci sarebbe un’innovativa pittura mangia-smog del marchio Airlite. Non si tratta di magia, ma di semplice chimica: questa vernice, infatti, genera degli ioni negativi capaci di neutralizzare gli inquinanti che saturano l’atmosfera. “Se entrassimo in una stanza pitturata con queste eco-tinte avremmo la sensazione di respirare l’aria dopo un temporale, la percepiremmo più pulita”, spiega Sara Alemanno, responsabile del marketing e della comunicazione per Airlite.
Negli ultimi anni per le strade di Milano sono apparsi diversi murales dipinti proprio con questa tecnologia che, oltre a vivacizzare il grigiore metropolitano, assorbono lo smog.
Dallo Stadera a Lambrate, fino alla Bovisa: ad accogliere queste opere è un vasto reticolo di quartieri simbolo del capoluogo meneghino. Per gli artisti questa scelta green è stata una sfida: salutate le classiche bombolette spray e i colori acrilici, è giunto per loro il momento di sperimentare una pittura che si presenta sotto forma di polvere. “Queste non sono tinte fatte e finite, mi sono trasformata in una piccola chimica - spiega ridendo la carrarese Martina Ceccarelli, responsabile di “Cura”, il murale sorto nel quartiere Stadera - Ma per lanciare un messaggio così importante questo e altro”.
Dopo essere stata contattata dall’organizzazione Worldrise e dall’hub creativo Fantastudio, Ceccarelli è partita insieme alla sua collega Carlotta Moretti verso Milano. E le due artiste, fondatrici del collettivo “A m’l rum da me“, hanno scelto un palazzo in via Savoia (nella foto, le due artiste al lavoro) come tela per la loro opera ecosostenibile. Un murale tutto al femminile che mira a diffondere un chiaro messaggio: è tempo di tornare a prendersi cura dell’ambiente.
Nel quartiere della Bovisa sorge un’altra opera green: “Protect the E(art)h”, realizzata dagli artisti Federico Zenobi e Nicola Canarecci di Technicalz Studio. “Il tema era il mantenimento della biodiversità, in particolare la tutela dei coralli – racconta Zenobi – Abbiamo paragonato i coralli alle opere d’arte perché per noi sono un po’ le opere d’arte del mare”. In questo graffito le molteplici tonalità di blu si fondono con il rosso vivace della flora e della fauna marittima per denunciare il fenomeno del surriscaldamento globale. Un grido d’allarme, quello di Zenobi e Canarecci, lanciato per sottolineare la necessità di tutelare le bellezze che abitano le nostre acque.
E pian piano la street art rivela la sua doppia anima: da una parte strumento per arricchire e valorizzare i diversi contesti cittadini e dall’altra mezzo concreto per diffondere maggiore consapevolezza sulla crisi climatica. E tra gli artisti che hanno preso a cuore la questione c’è anche il milanese Federico Massa, in arte Iena Cruz. Per lui una sola zona avrebbe potuto ospitare il suo murale: Lambrate, patria della più iconica street art meneghina e culla della sua giovinezza artistica. Nel corso degli anni, infatti, quest’area è diventata un punto di ritrovo per tanti artisti che hanno dato libero sfogo alla loro creatività concentrando il proprio lavoro nei pressi della stazione di quartiere. Ed è proprio a pochi passi dalla ferrovia che Iena Cruz ha dipinto “Anthropoceano”, un inno alla salvaguardia degli oceani. In un’epoca in cui le sfide per tutelare il pianeta sono all’ordine del giorno per Massa questo murale è “un catalizzatore per il dialogo comunitario, uno strumento per incoraggiarci a fare di più per la Terra”.