
Mutuo alla compagna del narcos Niente risarcimento per la banca "Zero garanzie e rate in contanti"
di Nicola Palma
"L’assenza di allegazioni documentali è talmente radicale da far ritenere altamente probabile che l’erogazione del credito non era stata preceduta da alcuna istruttoria bancaria, essendo stata basata sulla mera allegazione di due buste paga, fornite dalla mutuataria e senza che venissero fornite ulteriori garanzie finanziarie". E ancora: "Si consideri che il mutuo ipotecario controverso, che prevedeva una rata mensile di 700 euro, veniva concesso a una persona che riceveva uno stipendio mensile di 1.200 euro, della quale non era conosciuta l’affidabilità patrimoniale, in assenza di pregressi rapporti finanziari e senza il compimento di verifiche sulla sua attività lavorativa".
Sono due passaggi-chiave della sentenza con cui la Cassazione ha respinto la richiesta di ammissione al credito vantato da Unicredit nei confronti di M.P., intestataria di un appartamento a Sesto San Giovanni sottoposto a confisca perché nella disponibilità del compagno Giuseppe Carvelli, ritenuto vicino ai Mancuso di Limbadi, ex narcotrafficante coinvolto nel 2019 nell’indagine della Mobile che si concentrò sul reinvestimento dei soldi della droga nelle pizzerie Tourlè. Nell’ottobre 2020, alcuni beni, "direttamente o indirettamente riconducibili" a Carvelli, sono finiti sotto sequestro, a valle degli accertamenti dell’Anticrimine. Nel mirino pure l’abitazione di Sesto, intestata alla convivente M.P., che per acquistarla ha ottenuto un mutuo da 130mila euro da Unicredit. Scattata la confisca, l’istituto bancario ha chiesto l’ammissione al credito per recuperare quanto non ancora versato per estinguere il debito. Nel confermare i precedenti verdetti sfavorevoli di Tribunale e Corte d’Appello di Milano, gli ermellini hanno premesso: "La confisca non pregiudica i diritti di credito dei terzi che risultano da atti aventi data certa anteriore al sequestro, nonché i diritti reali di garanzia costituiti in epoca anteriore al sequestro". A patto che ricorrano alcune condizioni, tra cui quella che prevede che "il credito non sia strumentale all’attività illecita o a quella che ne costituisce il frutto o il reimpiego, sempre che il creditore dimostri la buona fede e l’inconsapevole affidamento".
Dal canto suo, Unicredit ha assicurato di aver erogato il mutuo a M.P. "dopo aver effettuato tutti gli accertamenti funzionali a verificare le condizioni reddituali e la solvibilità del mutuatario, che si erano rivelate inadeguate soltanto ex post". Tuttavia, per la Cassazione non si può non rilevare l’incontestabilità del fatto che la donna "era la convivente" di Carvelli, "che immetteva nel circuito lecito le risorse che gli derivavano dall’attività del narcotraffico nel quale era coinvolto anche attraverso la convivente". Senza dimenticare che "il provvedimento impugnato evidenziava il pagamento delle rate con versamenti in contanti, che costituisce un elemento altamente sintomatico – e, come tale, logicamente considerato dai giudici di merito nell’ambito di un giudizio plausibile e razionale – dell’assenza di redditi leciti sufficienti e dell’obiettivo di reimmettere nel circuito legale i fondi derivanti dalle attività illecite di Carvelli".