di Nicola Palma
Narcos degli aerei, ecco le condanne definitive. Con un’assoluzione inattesa, visti i primi due gradi di giudizio. Nei giorni scorsi, sono state pubblicate le motivazioni della sentenza con cui il 14 gennaio scorso la Cassazione ha parzialmente chiuso il processo sui presunti membri dell’associazione a delinquere smantellata nel maggio 2017 dai carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova con l’operazione Area 51 (connessa alla Quito 2 del 2013 portata a termine dal Ros di Brescia).
L’inchiesta aveva certificato l’attività del gruppo criminale che ruotava attorno a Francesco Riitano, testa di ponte al Nord della famiglia di ’ndrangheta Gallace di Guardavalle, e accertato sia le trattative con i fornitori sudamericani per l’acquisto di maxi quantitativi di cocaina che i contatti con il tecnico specializzato Antonio Traettino per trovare nascondigli sicuri per la droga nelle carlinghe degli aerei che partivano o atterravano a Malpensa (dove aveva sede la società di cui il quarantaduenne di Aversa era dipendente all’epoca). Partiamo dalle conferme della Suprema Corte: 8 anni e 8 mesi a Nicola Guido (“compare d’anello“ del figlio del boss Vincenzo Gallace), 10 anni e 4 mesi a Raffaele Procopio, 8 anni e 4 mesi ciascuno a Nicola e Agazio Andrea Samà (annullata solo la confisca di un immobile a Guardavalle), 6 anni e 8 mesi a Marcello Andreacchio, 5 anni e 4 mesi a Francesco Maiuolo, 7 anni e 4 mesi a Saverio Gualtieri e un anno, 9 mesi e 10 giorni a Traettino. Vanno, invece, rideterminate le pene per Emanuele Damiano e Alfio Di Mare, che in secondo grado erano stati condannati rispettivamente a 13 anni e 8 mesi e a 13 anni. Pur ritenendo provato il coinvolgimento di entrambi , gli ermellini hanno escluso "la continuità dell’attività associativa" nel periodo compreso tra la prima operazione Quito 2 (nel 2013) e la seconda Area 51, che "ha preso le mosse dall’arresto di Procopio, avvenuto nel settembre del 2015". Da qui l’annullamento senza rinvio per Damiano "limitatamente all’imputazione associativa per il periodo successivo al 2013" e per Di Mare "limitatamente alla ritenuta continuità temporale" tra le due associazioni.
Assolto "per non aver commesso il fatto" Agazio Vetrano, condannato in Appello a 7 anni e 7 mesi. Secondo i giudici di merito, il quarantaduenne nativo di Catanzaro era consapevole del fatto che la Mercedes a lui intestata venisse abitualmente utilizzata per il trasporto di cocaina e soldi sull’asse Lombardia-Calabria. Una tesi respinta dalla Cassazione, secondo cui non è detto che Vetrano, "prestanome funzionale a schermare l’effettiva disponibilità dell’auto in caso di possibili controlli", fosse a conoscenza "delle connotazioni strutturali dell’auto". Sostenere il contrario, annotano i giudici, darebbe luogo "a un inaccettabile salto logico".