Milano – Vivono soprattutto di notte, sono occhi e orecchie della movida milanese ma spesso e volentieri anche di risse, borseggi e atti di violenza di baby gang a danno di ragazzi che in maniera sprovveduta a notte fonda percorrono da soli vicoli e viette che si insinuano tra Porta Genova e via Ascanio Sforza.
I Navigli, croce e delizia della Milano da bere, bersaglio facile di turisti, per alcuni residenti sono diventati invivibili e il confronto rispetto anche solo a 15 anni fa risulta impietoso. "Ho vissuto qui per sei anni, ma io e la mia compagna non ci sentivamo più al sicuro. Persino uscire di casa in macchina era diventato pericoloso", racconta Stefano C. sorseggiando un drink nella storico Bar Tabacchi Darsena di Peppuccio, che anche alla vigilia di Ferragosto raccoglie amici, conoscenti e semplici visitatori.
Giusto venti giorni fa l’Alzaia Naviglio Pavese, all’altezza di via Gola, era stata teatro dell’ennesima rissa dove almeno una decina di giovani, italiani e stranieri, hanno iniziato a picchiarsi selvaggiamente in strada con calci, pugni e lancio di bottiglie di vetro. Due di loro, un ventenne e un 24enne, sono rimasti feriti e hanno dovuto far ricorso alle cure ospedaliere. Una notizia, non notizia.
Che certamente non sorprende gli abitanti della zona. "Una parola di troppo sotto i fumi dell’alcol o semplicemente uno sguardo mal indirizzato e si scatena il finimondo. L’idea che mi sono fatto è che i ragazzi, specialmente i giovanissimi, siano molto più nervosi, costantemente irrequieti e suscettibili", racconta ancora Stefano, il quale dubita che alcuni esercenti, tra cui i minimarket aperti fino a notte fonda, rispettino il divieto di fornire alcolici ai minorenni.
Un discorso che trova altre conferme nel titolare di un piccolo stand situato di fronte alla Darsena che vende regolarmente cocktail takeaway pagando una quota di affitto per l’utilizzo del suolo pubblico. "Faccio questo lavoro da dieci anni ma oggi è diventato praticamente impossibile andare avanti. Negli ultimi tempi i grandi eventi sono completamente spariti e con le ordinanze che impediscono di vendere alcolici in vetro siamo stati rovinati dalla concorrenza sleale dei minimarket etnici e dei kebab che non applicano le regole. Io e altri tre o quattro ambulanti regolari chiediamo da anni a grande voce la possibilità di lavorare in un chiosco fisso, sarebbe più facile per tutti", spiega Francesco.
La vendita “libera“ dell’alcol, però, è solo una delle tante criticità della zona. Camminando lungo via Gola, nota zona di spaccio, si respira un clima intimidatorio, aggressivo e ostile. Lo si percepisce dagli spacciatori appostati ad ogni angolo, dagli occhi indagatori che sorvegliano i passanti dalle case popolari e dai centro sociali che occupano le vecchie strutture della zona.
Mauro P., 65 anni, ha lavorato una vita dietro il bancone, girando una buona parte dei locali che si affacciano sui Navigli ed ha osservato anno dopo anno l’incremento della microcriminalità, in tutte le sue forme: "Abito in via Fusetti e otto mesi fa sotto casa mia ho messo in fuga tre ragazzi che stavano violentando una ragazza uscendo con un bastone. Più di recente mi è capitato di essere bersaglio di una rapina mal riuscita: erano le tre e stavo finendo il sevizio, all’uscita quattro ragazzini incappucciati mi hanno chiesto il portafogli. Sono scappati a suon di calci".