Rho, 29 ottobre 2014 - Nell'inchiesta «Quadrifoglio» della Dda di Milano, Luigi Calogero Addisi («Gigetto» come viene chiamato dagli uomini dei clan), è il braccio politico in mano agli uomini fedeli ai Mancuso. Addisi nell’affare Lucernate serviva, secondo gli inquirenti, per aprire la strada su operazioni immobiliari rese possibili influenzando l’approvazione, in sede di adozione del Piano Generale del Territorio del Comune di Rho, di una variazione di destinazione d’uso dell’area. Obiettivo? Aumentarne il valore. Speculare.
E con i Mancuso, l’ex consigliere comunale Pd, 55 anni, ha un legame stretto, la moglie è la nipote diretta dello zio Pantaleone Mancuso, capo della cosca calabrese. Una parentela già emersa ad aprile scorso nel corso dell’operazione Metastasi condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano contro la ’ndrangheta in Lombardia, durante la quale Addisi era stato intercettato mentre si diceva «disponibile» nel 2011 a raccogliere voti per l’allora candidata alle elezioni amministrative di Milano, Mariolina Moioli, esponente del partito avversario (il Pdl).
Addisi, arrestato ieri mattina dagli uomini del Ros, segue ovunque i suoi scopi, in consiglio comunale vota le Variazioni del Pgt sull’area di Lucernate nonostante il conflitto d’interessi. Ed è proprio così che avrebbe favorito gli interessi della cosca sull’area. È agli atti che Addisi è accusato di aver partecipato all’affare con un investimento di 122 mila euro. Non basta. Per il terreno di Lucernate i boss fanno arrivare al costruttore Franco Monzini, anche lui arrestato per concorso esterno, «un mazzettino» di 300mila euro.
L’obiettivo è edificare «un vasto complesso immobiliare ad uso abitativo». Addisi nell’operazione si sarebbe prestato sia nel passaggio di denaro sia come copertura politica, in consiglio comunale cerca anche di favorire la cooperativa edificatrice Quadrifoglio, sempre riconducibile a Monzini. A incastrare Addisi sono proprio le intercettazioni: «Non ci sono problemi a Rho... ve li risolvo io», diceva Gigetto a Monzini in una telefonata del novembre 2011.
Ma a un certo punto Addisi perde terreno, le sue pressioni politiche non bastano alla riuscita dell’intera operazione. Partono per lui le minacce degli affiliati al clan Mancuso «Stai attento a quello che facciamo qua, perché io ti lego per il collo, ti metto alla macchina e ti porto in giro». Per non perdere l’operazione, la cricca alla fine tenta di coinvolgere anche un luogotenente dei carabinieri, ignaro di trattare con gli ‘ndranghetisti, offrendo l’immobile come sede della tenenza di Rho. Ma l’accordo non va a buon fine. Come se non bastasse Addisi muove anche capitali da e per l’estero.
«Nella circostanza infatti viene indicato come soggetto in grado di portare il denaro dalla Svizzera mentre in passato - scrive il gip Anna Maria Ferraro nell’ordinanza di custodia cautelare - era stato indicato da Galati come colui che aveva contatti con un soggetto presente a Vaduz (Lussemburgo) disponibile per operazioni finanziarie occulte». L’ex consigliere Luigi Addisi fuori dalla politica è un dipendente nel settore acquisti della Milano Serravalle, ma l’azienda non è in alcun modo coinvolta nell’inchiesta.