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Processo a 47 membri della ‘ndrangheta di Rho: chi sono Gaetano Bandiera e la donna boss

Il gruppo stava cercando di controllare il territorio milanese attraverso metodi intimidatori arcaici, riscossione del pizzo e traffico di droga

Rho (Milano) – Ci sarà un processo con rito immediato per 47 persone arrestate nell’inchiesta contro la ‘ndrangheta di Rho. Secondo l’accusa, il gruppo criminale stava provando a ricostruire una “locale” – una struttura di coordinamento della mafia calabra – attraverso vari metodi intimidatori, la riscossione del pizzo e il traffico di armi e cocaina unito a una moderna imprenditoria.

Il giudice per le indagini preliminari Stefania Deonadeo ha accolto la richiesta del pubblico ministero Alessandra Cerreti: ora le difese degli imputati potranno chiedere il rito abbreviato. 

Tra gli imputati c’è anche il presunto capo della “locale” Gaetano Bandiera, di 74 anni, che fu condannato ad oltre 13 anni di carcere dopo lo storico blitz “Infinito” del 2010. Il boss – secondo  quanto ricostruito dalle indagini – puntava a controllare il territorio milanese anche utilizzando aggressioni e metodi arcaici come “teste di maiale” lasciate fuori dalla porte a titolo di intimidazione. Insieme al boss è imputato il figlio Cristian e, tra gli altri, Caterina Giancotti, 45 anni, ritenuta suo "braccio destro".

Tra le accuse nel procedimento anche traffico di droga, estorsioni, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi. Malgrado avessero a disposizione una serie di attività, come bar e discoteche, per riciclare denaro, il "nucleo familiare Bandiera", su domanda di Cristian, stando alle indagini, aveva "richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza" nell’agosto 2020.

Droga e ‘ndrangheta in Lombardia

Il boom nella vendita e nel consumo di cocaina in Lombardia è legato a stretto giro con la presenza della ‘ndrangheta nella regione. L’organizzazione controlla i maggiori depositi di stoccaggio di droga d’Europa ed è la più influente nel traffico della cocaina proveniente dal Sud America.

In Lombardia è parecchio tempo che non si parla più di “infiltrazione” della ‘ndrangheta, ma di “radicamento”, cioè di una presenza stabile, costante e integrata nel tessuto politico, sociale ed economico. Da tempo, l’autorità giudiziaria ha accertato la presenza “inequivocabile” di cosche a Milano, Bollate, Cormano, Pavia, Corsico, Mariano Comense, Seregno, Giussano, Desio, Rho, Pioltello, Legnano, Erba, Bresso, Limbiate, Canzo, Solaro, Fino Mornasco, Cermenate e Calolziocorte.