NICOLA PALMA
Cronaca

Arrestati 19 capi ultrà di Inter e Milan: estorsioni sui biglietti, pizzo sui parcheggi e risse. Da Beretta a Rosiello, Ferdico e Lucci: tutte le accuse

Maxi operazione a meno di un mese dall'omicidio di Antonio Bellocco. Tra i rossoneri fermati i bodyguard di Fedez, Rosiello e Alex Cologno, già nel raid contro il personal trainer Iovino, e i fratelli Lucci. Alla curva nerazzurra contestato il favoreggiamento della ‘ndrangheta

Da sinistra, Antonio Bellocco (con gli occhiali), Andrea Beretta e a destra Marco Ferdico

Da sinistra, Antonio Bellocco (con gli occhiali), Andrea Beretta e a destra Marco Ferdico

Milano, 30 settembre 2024 – Una fotografia mai così nitida di ciò che accade ed è accaduto per anni sugli spalti del Meazza. Una ricostruzione sconvolgente della galassia ultrà all'ombra della Madonnina e dell'influenza pressoché totalizzante sulla vita dello stadio. Un'inchiesta che ha acceso i riflettori in maniera inedita sia sugli affari dei signori delle curve sia sugli appetiti della criminalità organizzata a San Siro. Lunedì 30 settembre, un maxi blitz ha di fatto azzerato i vertici della Nord interista e della Sud milanista: nell'operazione, che ha portato all'arresto di 19 persone, sono stati coinvolti i membri più importanti dei direttivi di entrambe le compagini alla guida del tifo organizzato milanese. Un vero e proprio terremoto.

L'operazione

All'alba, gli agenti del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della polizia, della Squadra mobile e della S.I.SCO di Milano, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito decine di misure cautelari e decreti di perquisizione nei confronti di persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere, con l’aggravante del metodo mafioso, estorsione, lesioni ed altri gravi reati. Nello stesso contesto, si legge in una nota della Questura, ulteriori misure sono state eseguite da militari del Servizio centrale investigazioni criminalità organizzata e del Nucleo di polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza.

Berro, Ferdico e Bosetti

Sul fronte nerazzurro, è finito in manette, tra gli altri, il trentanovenne Marco Ferdico, frontman fino all'omicidio di Antonio Bellocco, il rampollo dell'omonima famiglia di 'ndrangheta assassinato il 4 settembre a Cernusco sul Naviglio. L'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Domenico Santoro su richiesta del pm Paolo Storari, è stata notificata anche al killer di "Totò u Nanu", il quarantanovenne pluridaspato Andrea "Berro" Beretta, che si trovava già in cella a San Vittore proprio per aver ucciso il trentaseienne calabrese di San Ferdinando all'esterno della palestra Testudo. L'accusa è anche quella di aver agevolato il clan Bellocco

I fratelli Lucci

Sull'altra sponda, il nome che più fa rumore è ovviamente quello del leader indiscusso della Sud, Luca Lucci alias "Il Toro", 43 anni da compiere il 10 novembre, già condannato più volte per narcotraffico e pluridaspato per reati da stadio: proprio nelle ultime settimane, in particolare all'ultimo derby, era tornato a farsi vedere al secondo anello blu. In cella anche il fratello maggiore Francesco, 45 anni, che lo ha rimpiazzato momentaneamente al vertice, e altri fidati luogotenenti come Cristian Rosiello e Islam Hagag alias Alex Cologno, noti anche per l'ostentata vicinanza al rapper Fedez.

Tre morti in sette anni

Partiamo dalla Nord. L'indagine della Procura ha acceso i riflettori sull'indotto nero del Meazza: dai biglietti delle partite rivenduti in maniera illegale al business parallelo dei parcheggi attorno allo stadio, fino al merchandising. Un indotto che faceva gola a chi ha governato la curva nerazzurra negli ultimi anni. Anni caratterizzati da traumatici cambiamenti al vertice, tutti accelerati da morti violente: quelle di Daniele Belardinelli, Vittorio Boiocchi e Antonio Bellocco.

Il ritorno dello Zio

La prima, quella di "Dede", avvenuta la sera di Santo Stefano del 2017 durante gli scontri tra ultrà interisti e napoletani, ha portato a un inevitabile stravolgimento al secondo anello verde che ha favorito l'ascesa di Vittorio Boiocchi, tornato in curva dopo quasi 30 anni trascorsi dietro le sbarre e desideroso di recuperare in fretta il tempo e i soldi perduti. Con lui ha preso potere il luogotenente e braccio operativo Beretta, mentre tutta la gestione dei biglietti (come già emerso in una precedente indagine della Digos) sarebbe stata affidata a Renato Bosetti, storico leader del gruppo Old Fans e vicino al movimento di estrema destra CasaPound (con il quale si è pure candidato a una tornata regionale).

L'ascesa del trio

Il regno dello Zio è durato fino alla sera del 29 ottobre 2022, quando due sicari in sella a una moto di grossa cilindrata lo hanno freddato sotto casa, in via Fratelli Zanzottera a Figino, con tre colpi di pistola. Un delitto ancora senza colpevoli. In ogni caso, dopo la scomparsa di Boiocchi, il suo vice Andrea Beretta è riuscito a prendersi la curva, anche se il frontman è diventato ufficialmente Marco Ferdico, che fino a quel momento non aveva mai ricoperto ruoli di primo piano nel direttivo. Nello stesso frangente, è spuntata pure la figura di Antonio Bellocco, che dopo aver scontato una condanna a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa ha scelto di trasferirsi al Nord in regime di libertà vigilata. La sua influenza a San Siro si è fatta via via più pesante, ma presto sarebbero arrivati i primi screzi con "Berro", soprattutto sulla spartizione della grande torta del Meazza.

L'omicidio di Cernusco

E arriviamo alla mattina del 4 settembre. Bellocco arriva con la sua Smart bianca alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio, parcheggia ed entra per incontrare Beretta: i due, in teoria, sono amici, e la sera prima hanno disputato un derby di calcetto tra ultrà per il compleanno di Ferdico. Escono insieme dal centro sportivo e salgono in macchina, ma nell'abitacolo succede qualcosa: una telecamera immortala la Smart che fa retromarcia e poi scatta improvvisamente in avanti, fuori controllo. In quel momento, Beretta è già addosso a Bellocco: lo sta uccidendo con una ventina di fendenti, di cui una decina letali tra collo e cuore. Ai pm, il killer racconterà di averlo fatto dopo aver saputo che l'altro "voleva farmi fuori", tanto che da qualche giorno andava in giro con una pistola con matricola abrasa in una fondina ascellare.

L'inchiesta ad ampio raggio

È questo il complicatissimo scenario in cui si sono mossi negli ultimi anni gli specialisti della Mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo, per ricostruire dinamiche criminali e attribuire ruoli più o meno di primo piano. Un lavoro che ha finito per coinvolgere anche l'altra sponda del tifo organizzato, quella della Sud, anche perché da tempo si parla ormai di un patto di non belligeranza tra tifosi e di una pax siglata ai massimi livelli per tenere lontani gli occhi indiscreti e massimizzare i profitti. Un sistema criminale in grado di produrre una quantità impressionante di denaro. Il tutto all'oscuro, anzi sulle inconsapevoli spalle, di chi allo stadio ci va per sostenere la sua squadra del cuore e non per minacciare, arricchirsi e sopraffare gli altri con la violenza.