
Polizia in assetto antisommossa in piazza Duomo
Milano - Dovrebbe essere una mappa con l’elenco delle attività dove esibire la certificazione verde è un optional. Ma quella che rimbalza da mesi sulle chat dei no vax – creata su Google Maps col titolo "Esercenti no Green pass" – assomiglia più alla notte hegeliana in cui tutte le vacche sono nere. Contempla sì ristoranti fedeli alla causa degli anti-certificato verde, ma anche locali ligi alle regole. E persino esercizi – inclusa una macelleria islamica – dove non vige alcun obbligo di vaccino o tampone all’ingresso. La "cartina" è stata creata dopo che è entrato in vigore (era il 6 agosto) il provvedimento che ha imposto il Green pass nei luoghi al chiuso come bar, ristoranti, palestre. È stata aggiornata a novembre e a ieri sera toccava oltre 2 milioni e 100mila visualizzazioni. Sono diverse centinaia le attività segnalate in tutta la penisola, a Milano una quarantina. Fra i ristoranti anche insegne che lo scorso 15 gennaio avevano deciso di tenere alzata la saracinesca, nonostante il Dpcm allora in vigore, per la protesta di IoApro.
Come un’osteria in zona nord che adesso è diventata "no pass", confermando al telefono che "non è un problema" presentarsi senza Qr-Code. Diverso il caso del ristorante di pesce Glauco: "La mappa è un copia incolla delle attività che avevano aderito al movimento IoApro ai tempi delle chiusure. Noi eravamo favorevoli a difendere il lavoro, ma ora siamo pro Green pass al 100%" spiega Mauro Boerchio, ceo del locale di via Maiocchi. Ci sono poi attività inserite per motivi imperscrutabili, dal momento che sono escluse dal perimetro di applicazione del certificato verde. Ad esempio lo studio medico in via Teodosio della dottoressa Annalisa Bianchi, che chiarisce: "Non ne sapevo nulla, sono anche poca avvezza alle nuove tecnologie". O il "Nail Studio" di Silvia Cò in via Pontenuovo: "Non so cosa dire, i centri estetici possono ricevere i clienti al chiuso senza restrizioni". A loro insaputa sono indicati anche i "Bagni Misteriosi". Forse perché essendo una piscina all’aperto non era prevista l’esibizione del certificato in estate, "ma nel pieno rispetto della legge, non dell’ideologia no pass", fanno sapere dal centro di via Botta.
C’è anche «Amrita» di via Ornato, una "scuola internazionale di yoga esoterico": "Teniamo i corsi online, così possono accedervi tutti. La discriminazione è contraria allo spirito della nostra disciplina", spiega un’associata. Ma l’aspetto più stupefacente è che sia indicato come "esercente no pass" la macelleria islamica "Jouaicha Bni Amir" di Mohamed Belarbi, in via del Turchino: "Per far la spesa non ci vuole il Green pass! Evidentemente c’è in giro gente un po’ stupida", si difende il macellaio. E forse non ha tutti i torti.